Lunedì 14 Luglio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Pioggia di fuoco sulle città

Scambio di missili tra Israele e Iran. Trump: "Putin potrebbe mediare". .

Scambio di missili tra Israele e Iran. Trump: "Putin potrebbe mediare". .

Scambio di missili tra Israele e Iran. Trump: "Putin potrebbe mediare". .

Al terzo giorno di guerra caccia israeliani hanno imperversato nei cieli di Teheran, colpendo decine di obiettivi legati al regime, mentre missili balistici iraniani hanno superato le sofisticate difese aeree di Israele e hanno costretto a ripetizione milioni di persone a lanciarsi nei rifugi o nelle stanze blindate dei loro appartamenti con soli 90 secondi a disposizione per mettersi al sicuro. In Iran 200 morti, in Israele finora una dozzina. Ma da ambo le parti i leader esprimono determinazione a procedere nel conflitto, mentre dagli Stati Uniti Trump ha cambiato tono e manovra dietro le quinte. Se fino a pochi giorni fa puntava ad un accordo sul nucleare fra Usa e l’Iran adesso spera anzi che "si giunga presto alla pace fra Israele e Iran. Ci sono molti incontri in corso, io stesso sto facendo molto". Se Tel Aviv invoca un coinvolgimento americano, la Casa Bianca secondo Axios vorrebbe restare fuori. Il tycoon peraltro apre all’ipotesi di una mediazione di Putin. Nel frattempo "Teheran brucia" – come ha notato con compiacimento il ministro israeliano della Difesa Israel Katz – e alla periferia di Tel Aviv si è scavato per tutta la giornata fra le macerie di un edificio centrato da un missile.

QUI TEHERAN

I 10 milioni di abitanti di Teheran hanno trascorso la notte in bianco, impressionati dall’eco di esplosioni senza sosta nei siti colpiti dall’aviazione israeliana e dal bagliore delle fiamme. In mattinata è giunta per loro da Tel Aviv l’istruzione di mettersi a distanza di sicurezza da installazioni militari che rischiavano di essere colpite nelle ore successive. Immagini giunte dall’Iran hanno mostrato grandi ingorghi stradali nel centro di Teheran e nelle autostrade di uscita dalla capitale. Le autorità hanno anche messo a disposizione della popolazione moschee, stazioni della metropolitana e anche edifici scolastici per chi dovesse cercare rifugio sotto ai bombardamenti. A rendere ancora più caotica la situazione è giunta nella tarda mattinata la notizia che in città erano appena esplose cinque autobombe: asseritamente nel tentativo di eliminare altrettanti scienziati nucleari oltre ai nove già uccisi nella fase di apertura del conflitto. Una nuova crisi si è aggiunta nel pomeriggio quando molti telefoni cellulari hanno cessato di funzionare, cosa che ha destato sgomento generale. In serata l’aviazione israeliana ha colpito il comando dell’Intelligence dei Pasdaran, mentre all’interno si trovavano i comandanti la cui sorte non è stata resa nota. Secondo alcuni media Israele avrebbe progettato di attentare alla vita dello stesso leader Ali Khamenei e Trump avrebbe opposto un veto. La notizia è stata smentita in Israele. Nelle stesse ore l’aviazione israeliana compiva decine di attacchi sia contro installazioni del programma nucleare, sia contro gli arsenali dei missili balistici. Israele ha mostrato di aver assunto di fatto il controllo sui cieli dell’Iran: anche nel settore orientale, a Mashad, dove un suo drone è riuscito a colpire un obiettivo dell’aviazione iraniana dopo un volo-record di 2300 chilometri.

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Su richiesta del comando delle retrovie per tre volte, nella notte di sabato, tutti gli israeliani sono stati costretti a precipitarsi nei rifugi e nelle aree protette, anche se impediti da prole numerosa o da anziani con difficoltà di movimento. Alla rimozione dell’allerta hanno appreso con sollievo che la quasi totalità dei droni e delle decine di missili iraniani erano stati intercettati. Ma quelli che, malgrado tutto, erano riusciti ad aprirsi un varco avevano provocato scenari simili a quelli di un terremoto a Bat Yam (un sobborgo di Tel Aviv), a Tamra (un villaggio arabo della Galilea) e a Rehovot, dove sono stati colpiti i laboratori utilizzati per la ricerca del cancro nel celebre Istituto Weizmann. Con testate di oltre 500 chilogrammi (e, secondo alcuni, anche di una tonnellata) i missili iraniani hanno seminato distruzione in aree di 500-800 metri. Per tutta la giornata squadre di soccorso hanno scavato nel cratere di Bat Yam alla ricerca dei corpi degli uccisi e di una ventina di dispersi. Sul posto è poi sopraggiunto Benjamin Netanyahu secondo cui la corsa dell’Iran al nucleare e alla distruzione di Israele (anche mediante la produzione accelerata di 20mila missili) ha ricevuto un impulso dopo l’eliminazione di Hassan Nasrallah e del potenziale offensivo degli Hezbollah. "Eravamo giunti al 90º minuto. Siamo stati costretti ad agire per impedire un nuovo Olocausto". E per una volta Netanyahu ha la sensazione di aver finalmente compattato Israele dietro alla sua leadership. Parole di sostegno gli sono giunte dai due ex-premier Naftali Bennett ("Israele sta salvando il mondo da un Iran atomico") e Yair Lapid, secondo cui Israele "non ha alcun conflitto con il popolo dell’Iran".