"Per Trump nessun effetto simpatia. Il Covid non gli porterà voti"

L’analisi del docente: la positività gli impedirà di partecipare ai prossimi dibattiti. Se guarisce sminuirà il virus

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"La presenza e la fisicità di Trump sono un fattore fondamentale per mobilitare la sua base. Per Donald essere costretto a stare lontano dalla campagna a causa del virus potrebbe avere effetti devastanti". Secondo Erik Jones, professore di Studi europei alla Johns Hopkins University, la positività del presidente Usa è davvero un duro colpo in vista del voto.

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Cosa cambia ora nella corsa alla Casa Bianca?

"Il Coronavirus impedirà al tycoon di partecipare agli eventi programmati e, forse, di prendere parte ai due prossimi dibattiti. Si tratta di un grosso ostacolo: così diventa più difficile galvanizzare il suo elettorato".

Ora che è malato, potrebbe scattare una sorta di effetto simpatia nei confronti di Trump?

"È difficile che abbia un ritorno di consensi come è successo a Boris Johnson. Il tycoon ha minimizzato molto di più i rischi del virus, il che rende complicato manifestare compassione per il presidente".

Se Trump dovesse finire in rianimazione, sarebbe più difficile per lui farsi rieleggere?

"Il ricovero in terapia intensiva significherebbe restare lontano dalla campagna elettorale ancora più a lungo. Difficilmente Trump sarebbe d’accordo a far rimuovere il proprio nome dalla scheda, inoltre siamo fuori tempo massimo: milioni di americani hanno già votato. Anche se in ospedale, Donald rimarrebbe comunque il candidato del partito repubblicano. Nel caso in cui non riuscisse più a esercitare le funzioni del presidente, potrebbe sempre nominare qualcuno che prenda il suo posto momentaneamente. La scelta più ovvia sarebbe quella del vice".

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Se anche Biden in futuro dovesse risultare positivo, cosa succederebbe?

"Il candidato democratico dovrebbe fermare la sua campagna. Se gli effetti del virus fossero gravi, la sua vice Kamala Harris potrebbe continuare la corsa per lui".

Con il presidente malato, gli americani affronteranno più seriamente l’epidemia?

"Questa è la speranza. Anche la First Lady è risultata positiva, così come molte persone che hanno un ruolo importante all’interno della Casa Bianca. Il messaggio è chiaro: non ci si può isolare dal virus, nemmeno se si è il presidente degli Stati Uniti. Magari gli americani prenderanno nota".

Trump potrebbe sfruttare a suo vantaggio la malattia, magari provando una cura o un vaccino sperimentale?

"Mi sembra difficile. Trump, per quanto riguarda questo aspetto, non è di certo un personaggio alla Bolsonaro. E non è nemmeno un Putin".

Donald in pubblico ha più volte minimizzato i pericoli del virus. Ora che si è ammalato il suo atteggiamento potrebbe cambiare?

"Se guarirà, sarà ancora più aggressivo nel minimizzare i rischi. Se invece non dovesse riprendersi o dovesse affrontare una forma molto aggressiva della malattia, probabilmente sarà già fuori dalla conversazione generale prima che sentiremo cos’ha di nuovo da dirci".

 

 

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