Mercoledì 24 Aprile 2024

Pena di morte, testimone di 300 esecuzioni: "Così ho perso la pace"

Texas, una vita nel braccio della morte

Michelle Lyons, 39 anni (Omaggio)

Michelle Lyons, 39 anni (Omaggio)

Huntsville (Texas), 18 maggio 2018 - Ha guardato morire 278 persone. Michelle Lyons, mamma di 39 anni, prima da reporter poi da portavoce del Dipartimento di giustizia criminale del Texas ha respirato lo strazio delle esecuzioni ogni giorno. Sono passati 18 anni da quella prima, fredda esperienza e ora Michelle ha pubblicato un libro (Death row) sul suo ruolo di testimone.

Assistere a tutte quelle esecuzioni che effetto ha avuto su di lei?

"È difficile vivere così tanto dolore. Le vittime stanno soffrendo, le famiglie dei detenuti stanno soffrendo. Gli stessi detenuti hanno le loro emozioni e tu sei il testimone di tutto ciò, questo lascia un segno indelebile su di te. All’inizio ero brava a essere imparziale e insensibile, ma col passare degli anni è diventato più difficile"

La prima esecuzione quando aveva 22 anni: in quel momento era d’accordo con la pena di morte.

"Ero una giovane giornalista affamata di cronaca nera e non pensavo che vedere un’esecuzione sarebbe stato difficile. Era una procedura molto clinica e veloce. Ho scritto la mia storia e non ci ho pensato più".

Sostiene ancora la pena capitale?

"Penso che sia una punizione appropriata per certi crimini. Ragiono da genitore, immaginando qualcuno che strappa la vita di tuo figlio in modo orribile e violento, come è successo alle vittime di questi crimini: è difficile non sostenerla. Certo, poi ci sono state alcune esecuzioni a cui ho assistito dove non so se avrei dato al condannato la pena di morte se fossi stato un giurato".

L'esecuzione di un detenuto negli Usa (Omaggio)
L'esecuzione di un detenuto negli Usa (Omaggio)

Ha scritto un diario sul suo lavoro: cosa prova a rileggerlo oggi?

"Mi vergogno di alcune mie descrizioni: ero insensibile. Non annotavo dettagli delle esecuzioni, ma tratti delle persone".

Qualcosa è cambiato dal 2005 quando ha dato alla luce sua figlia.

"Diventare madre ha reso difficile per me testimoniare alle esecuzioni. Ero sempre stata in empatia con le famiglie delle vittime, ma a quel tempo lo facevo in modo più profondo. Poi, dall’altra parte del muro della camera della morte c’era la madre del detenuto che guardava morire suo figlio. Non potevo più assistere alla sofferenza di quelle due madri".

Come spiegherà a sua figlia, ora 14enne, che ha visto 278 persone morire?

"Questa conversazione l’abbiamo affrontata in questi giorni per la prima volta. Lei capisce che quell’esperienza è ormai il passato. Non mi ha tempestato di domande ed era impaziente di leggere il mio libro".

Serial killer, assassini di bambini, stupratori: è riuscita a trovare qualcosa di buono in queste persone?

"Nel braccio della morte un serial killer è stato quello con cui ho legato di più e lui è stato gentilissimo con me".

Qual è stata la lettera o il messaggio più straziante che ha ricevuto da un detenuto?

"Ho ricevuto una lettera di un detenuto alcuni giorni dopo essere stato giustiziato. Si scusava per non avermi fatto una buona impressione quando ci eravamo incontrati. In realtà non mi aveva fatto un brutta impressione e io non ho mai avuto modo di dirglielo".

Qual è l’immagine nella stanza della morte che l’ha fatta soffrire di più?

"Quella del detenuto che non aveva familiari vicini. Ha guardato solo il soffitto e non ha parlato. Quando il direttore gli ha detto che poteva fare un’ultima affermazione, ha scosso a malapena la testa facendo segno di ‘no’. E poi una sola lacrima è scesa lungo la sua guancia".

Ha visto giustiziare persone condannate ingiustamente?

"No. Non ho mai visto un’esecuzione in cui credessi che la persona fosse innocente".

Ricorda ognuna delle 278 esecuzioni?

"No. E questo mi turba tutt’ora".

Come vive ora quei ricordi?

"Lavorare su questo libro è stato catartico. Mi ha aiutato a mettere alcuni di questi ricordi in ordine e a elaborarli in un modo che mi ha aiutato psicologicamente".

Si vergogna ancora di aver provare compassione per il killer ed ex poliziotto Crawford?

"Sì e no. Come madre, sì. Ha ucciso l’unico figlio di una famiglia. Umanamente, no".

Se tornasse indietro, le piacerebbe rifare da testimone a 278 esecuzioni?

"No. La perdita della pace dell’anima è insostenibile".