Patto Russia-Cina nel nome del gas: alle Olimpiadi di Pechino nasce l’asse contro la Nato

Putin vede Xi alla cerimonia di apertura dei Giochi invernali. Intesa su Ucraina e Taiwan, accuse agli Usa

Il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo cinese, Xi Jinping, si sono incontrati ieri a Pechino per siglare un accordo energetico che vedrà la Russia impegnata in una maxi-fornitura di gas e petrolio al potente vicino cinese. L’incontro, tenuto approfittando della presenza di Putin all’apertura dei Giochi olimpici invernali, è servito a mostrare al mondo che le relazioni tra Mosca e Pechino godono di ottima salute e vanno al di là degli aspetti puramente economici. Per il presidente cinese, Putin è passato dall’essere "uno degli amici più vicini" al grado di "migliore amico", mentre il presidente russo ha registrato il rafforzamento delle relazioni bilaterali, salite "ai livelli più alti della storia". I due leader hanno anche rilasciato una dichiarazione congiunta in cui accusano la Nato e i Paesi occidentali di "destabilizzare" l’equilibrio internazionale.

Il riferimento è alla crisi ucraina, ma anche all’Aukus, l’alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia, in funzione anti-cinese. Putin e Xi hanno discusso di quelle che il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha definito "tensioni forzate intenzionalmente dall’Occidente". Xi ha riaffermato il suo sostegno alle proposte di Mosca di sviluppare garanzie di sicurezza legalmente vincolanti in Europa, ha detto Lavrov ai giornalisti a Pechino. "La dichiarazione congiunta Putin-Xi porta l’intesa sino-russa al livello di un fronte comune per respingere le pressioni degli Stati Uniti su Russia e Cina in Europa, in Asia e nel mondo", ha commentato Dmitri Trenin, direttore del Carnegie Moscow Center e attento osservatore della politica estera russa.

Come disse Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei: "Il miglioramento delle relazioni sino-sovietiche dimostrerà agli Stati Uniti che, anche senza di loro, il mondo continua a girare". Non a caso, oggi Huawei cerca anche in Russia le tecnologie che il colosso cinese delle telecomunicazioni non può più acquisire in America, mentre nell’Artico russo i finanziamenti cinesi sono diventati i principali sostenitori dei grandi progetti energetici sul fronte del gas naturale liquido - Yamal e Arctic Lng - in cui le sanzioni hanno ridotto la presenza delle major occidentali. Gli stessi cinesi hanno finanziato la costruzione dell’oleodotto Espo, che collega la Siberia orientale al Pacifico.

E ieri Gazprom, nell’ambito di 15 accordi firmati prevalentemente in campo energetico, ha concluso un patto con la cinese Ccpc per la fornitura di gas attraverso una nuova rotta, con consegne di 10 miliardi di metri cubi all’anno in 25 anni. Parallelamente, la russa Rosneft e la China Petroleum corporation hanno sottoscritto un contratto per la fornitura di 100 milioni di tonnellate di petrolio, che raggiungerà la Cina attraverso il Kazakhstan, in 10 anni. I prezzi di entrambi le materie prime sono salite, segno che per l’Europa (e per i consumatori) si annunciano tempi duri. "Il mercato cinese del gas è il più promettente", ha commentato il consigliere del Cremlino, Jurij Ushakov, ammiccando alle relazioni tempestose tra i fornitori russi e i loro principali clienti europei.

Mosca, intanto, continua a negare con forza le accuse americane sul piano per un’invasione dell’Ucraina e Putin si prepara a una girandola di incontri, a partire da lunedì, al Cremlino, con il presidente francese Emmanuel Macron, che l’indomani vedrà a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un tentativo di de-escalation, in parallelo a quello in cui è impegnato Recep Tayyip Erdogan, che spera di accogliere Putin in Turchia al rientro da Pechino e di diventare il grande mediatore della crisi, ospitando un incontro dei leader di Mosca e Kiev, su cui assicura di aver già ottenuto il via libera da Zelensky. Per ora il Cremlino ha gettato acqua sul fuoco, puntualizzando che la possibilità di un incontro "non è ancora stata discussa in termini pratici".