Venerdì 19 Aprile 2024

Kirill, il patriarca miliardario tra orologi di lusso e chalet in montagna

L'Europa ha pronte sanzioni anche per il capo della Chiesa ortodossa che difende la "guerra giusta" di Putin. Ecco come si è arricchito

Il patriarca russo Kirill (Ansa)

Il patriarca russo Kirill (Ansa)

La campana suona per il patriarca di Mosca, Kirill. L’Ue lo sanzionerà come Putin e i suoi oligarchi. Rischia il blocco dei beni mobili e degli immobili all’estero. Conti, case, barche. E di vedersi vietato l’ingresso in Ue. "Il patriarca Kirill – recita il testo del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia – è responsabile del sostegno o dell’attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza in Ucraina". "Il patriarca viene da una famiglia perseguitata durante il comunismo e non teme la sanzioni Ue", la risposta del patriarcato, che lo fa passare da vittima.

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Vladimir Mikhailovich Gundiaiev, 75 anni, dal 27 gennaio 2009 primate della Chiesa ortodossa di Mosca con il nome di Kirill, è certamente un uomo pio, ricco, potente. Totalmente schierato con il regime autocratico di Putin, la cui leadership definì "un miracolo di Dio", e al cui servizio ha messo l’altare della sua chiesa, anche a prescindere da verità, pietà e giustizia. E non a caso. Entrambi sono nativi di Leningrado-San Pietroburgo, ma soprattutto vengono tutti e due ricondotti direttamente o indirettamente alla grande e oscura famiglia del Kgb: lo zar ufficialmente, Kirill ufficiosamente. Come già il suo predecessore patriarca Aleksi II (nome in codice Drozdov, agente dal 1958), e il suo protettore il metropolita di Lenigrado Nikodim (nome in codice Svyatoslav) Kirill – come indicano documenti dell’archivio Mitrokhin e altri visti da diversi ricercatori – sarebbe stato arruolato dal Kgb nel febbraio 1972 quando aveva appena 25 anni e gli sarebbe stato dato il nome in codice di Mikhailov (probabilmente dal suo patronimico Mikhailovich, figlio di Mikhail). I documenti usciti vanno dal 1972 alla fine degli anni ’80. Kirill avrebbe servito il primo direttorato del Kgb in varie occasioni e fino al 1983 sarebbe stato controllato dal direttorato Kgb di Leningrado partecipando a varie missioni in ambito religioso (consiglio mondiale delle chiese, conferenza delle chiese europee) e rimanendo "a disposizione": un asset prezioso per fornire apporto informativo e poi, diventato patriarca, per guidare abilmente la chiesa ortodossa verso una sostanziale simbiosi con il potere del Cremlino.

Kirill non è solo un putiniano di ferro, è anche un uomo molto ricco – accusa da lui ovviamente rigettata – sino dall’inizio defgli anni ’90 quando era alla guida del Dipartimento relazioni con le chiese straniere del patriarcato di Mosca. Allora Kirill fece ampio uso del privilegio, concesso alla Chiesa ortodossa dopo la caduta dell’Unione Sovietica (e precisamente dal 1993 al 1996) di potere acquistare a nome del patriarcato sigarette e alcol senza accise (nel solo 1995 il grande monastero moscovita di Nikolo-Ugreshky, controllato dal patriarcato, avrebbe importato alcol per 350 milioni di dollari) da rivendere sul mercato libero. Il giro d’affari è stato stimato in 14 miliardi di dollari, ma ovviamente non vi sono conferme. Il patriarcato non nega il commercio senza oneri doganali, ma ovviamente assicura che gli utili sono andati tutti alla chiesa.

In molti sospettano che a margine delle donazioni alla chiesa, qualche milione si rimasto nella disponibilità di Kirill. Forbes, citando Moscow News, nel 2006 ha parlato di un patrimonio a disposizione 4 miliardi di dollari, la Novaya Gazeta ha rilanciato una cifra tra 4 e 8 miliardi di dollari. Kirill e i suoi cugini di secondo grado sono accreditati del possesso di nove immobili, a Mosca e lenigrato, per un valore di 2.8 milioni di dollari, e il patriarca – pare ottimo sciatore – è sospettato di aver acquistato prima della sua elezione uno chalet nel cantone Zurigo in Svizzera e da allora di utilizzare yacht (su uno fu fotografato in costume) e aerei executive messi a sua disposizione da entità non chiare, oltre alle 20 residenze ufficiali in Russia.

Tra le debolezze di Krill una – peraltro condivisa con Putin e i portavoce di Putin, Dmitry Peskov – è una passione nota e non smentibile: gli orologi di lusso. Uno – immortalato in una foto del 2012 che poi un dipendente del patriarcato cercò di modificare cancellandolo ma lasciando il riflesso sul tavolo, facendosi ridere dietro da mezzo mondo – è un prestigioso cronografo Breguet d’oro del valore di almeno 30 mila euro. Ufficialmente, tentò di giustificarsi il patriarcato, gli era stato graziosamente donato da un fedele. Certo Kirill deve avere molti fedeli ricchi e generosi perché nel gennaio del 2018 una foto lo mostrò sfoggiare un altro orologio di gran marca, stavolta un Ulysse Nardin Dualtime da 16 mila euro. Non è suo, fu la replica. Dopotutto, il massimo del lusso è non possedere nulla ma usarlo a proprio piacimento.