Venerdì 19 Aprile 2024

Parigi brucia: cosa succede in Francia. Il vuoto politico che lascia spazio al terrorismo

La sparatoria, i disordini e i distinguo dei tre schieramenti (di peso equivalente). Per domani indetta una grande manifestazione dei curdi

Una bomba alla vigilia di Natale. La sparatoria davanti al centro culturale curdo Ahmet-Kaya, nel decimo arrondissement di Parigi, è gravissima anche per le forti tensioni che sta scatenando a livello politico. Alla rabbia della comunità curda, che accusa la Francia di non proteggerla e di lasciar mano libera a sicari manovrati dalla Turchia ("Erdogan assassino" gridavano ieri decine di manifestanti curdi in rue d’Enghien), si sommano le accuse della "gauche" – la "France Insoumise", i socialisti, la parte più radicale degli ecologisti – nei confronti dell’"estrema destra e dei vertici dello Stato" (leggi Macron), che non farebbero nulla per combattere il razzismo, la xenofobia e il terrorismo alimentato dalla Turchia. In un paese come la Francia, in cui la situazione politica appare sempre più complicata, con tre grandi formazioni di peso equivalente (la sinistra di Mélenchon, il "centro" di Macron, la destra di Marine Le Pen), nessuna delle quali con una una maggioranza, il peggio che potesse accadere è l’ipotesi di un ritorno del terrorismo.

Guerriglia urbana dopo la sparatoria nel centro di Parigi
Guerriglia urbana dopo la sparatoria nel centro di Parigi

La reazione dei leader dice tutto. Jean-Luc Mélenchon, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e il segretario socialista Olivier Faure, hanno subito puntato il dito sui colpevoli: l’estrema destra. "La comunità curda e i cittadini parigini sono profondamente colpiti dagli omicidi commessi da un militante di estrema destra", ha dichiarato Anne Hidalgo. "Dieci anni fa tre attiviste curde, militanti del partito dei lavoratori curdi PKK, vennero assassinate in questo stesso arrondissement della capitale", ha ricordato Mélenchon mettendo sotto accusa "l’indifferenza dei poteri pubblici". "L’estrema destra ha colpito ancora. Quand’è che i vertici dello Stato si decideranno a prendere sul serio la minaccia del terrorismo, del razzismo e della xenofobia?", ha aggiunto Clémentine Autain, deputata della France Insoumise.

Macron ha definito "attacco odioso ai curdi di Francia l’aggressione omicida di ieri". Marine Le Pen ha tenuto a ringraziare la polizia "per il tempestivo e decisivo intervento che ha permesso di catturare immediatamente l’assassino". Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che per ordine di Macron aveva lasciato il nord della Francia in cui era in visita per precipitarsi a Parigi sul luogo dell’eccidio, ha inviato "un pensiero commosso ai parenti delle vittime", ma subito dopo ha aggiunto: "Non possiamo dire al momento che l’assassino sia conosciuto come esponente dell’ultradestra. Non è nemmeno certo che abbia colpito le vittime in quanto curde. Ha compiuto un gesto xenofobo, questo sì. Voleva colpire degli stranieri. Per il resto sappiamo che ha agito da solo, che frequentava un poligono di tiro e che possedeva numerose armi".

Per domani il "Consiglio democratico curdo in Francia", che parla di "attacco terroristico infame", ha indetto una grande manifestazione a Parigi in Place de la République. Il rischio di provocazioni ed incidenti è elevato, tenendo conto anche delle tensioni interne a livello politico. Già ieri in rue d’Enghien ci sono stati scontri fra militanti curdi e poliziotti, accusati di "proteggere gli assassini". E sono ancora vivissime le immagini del 13 novembre scorso, con l’attentato nel cuore di Istanbul (attribuito al PKK) e quelle dei bombardamenti dell’aviazione turca nelle regioni dell’Iraq e della Siria ritenute basi dei terroristi curdi.