Mercoledì 24 Aprile 2024

Papa Francesco in Iraq: il toccante incontro con il papà di Alan Kurdi

La preghiera del pontefice tra le macerie della guerra a Mosul: "Chiedo a tutti voi" di "lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità"

Papa Francesco e Abdullah Kurdi, il padre del piccolo Alan (Ansa)

Papa Francesco e Abdullah Kurdi, il padre del piccolo Alan (Ansa)

Roma, 7 marzo 2021 - Un corpicino lasciato dal mare, maglietta rossa e jeans, e il volto nella sabbia. Non si cancella l'immagine del piccolo Alan Kurdi, naufragato con il fratello e la madre sulle coste turche nel settembre 2015, mentre con la famiglia tentava di raggiungere l'Europa. E questa sera, al termine della Messa nello Stadio di Erbil, Papa Francesco ha incontrato proprio il papà del piccolo Alan, Abdullah Kurdi. Bergoglio si è intrattenuto a lungo con lui e, con l'aiuto dell'interprete, ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia. Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita. L'incontro con Abdullah è stato solo l'ultima tappa della visita del pontefice in Iraq, un viaggio intenso iniziato venerdì mattina: "L'Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore", sono state le ultime parole di Papa Francesco, al termine della Messa ad Erbil. "Chiedo a tutti voi" di "lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno".

Il viaggio di Papa Francesco in Iraq

Papa Francesco nel suo viaggio in Iraq (Ansa)
Papa Francesco nel suo viaggio in Iraq (Ansa)

Papa Francesco ha pregato tra i muri abbattuti e il cemento sfarinato della Hosh-al-Bieaa, la piazza delle quattro chiese di Mosul. Ne resta ben poco: nè di quella siro-cattolica, o di quella armeno-ortodossa, nè della siro-ortodossa e nemmeno della caldea. Distrutte tra il 2014 e il 2017 dal terrorismo fondamentalista dell'Isis, quello che il Pontefice ha definito in questo viaggio un'autentica bestemmia. E i cristiani rimasti, dopo tanto orrore, sono una settantina di famiglie e niente più. I loro cari, i loro amici sono morti o se ne sono andati; per questo il Papa viene qui: a pregare per i morti di quella violenza. Tutti i morti, sia chiaro, perchè se i cristiani sono stati i primi perseguitati, gli yazidi hanno se possibile sofferto altrettanto se non più. E la stessa popolazione musulmana ha pagato il suo tributo. Mosul, capoluogo del nord dell'Iraq, dove la popolazione è cristiana, curda, yazida e turcomanna. Qui Saddam Hussein concentrava i suoi attacchi con il gas ben prima della Guerra del Golfo; qui gli effetti tremendi della sua caduta si sono fatti sentire ancora più forti fino ad arrivare agli stermini dell'Isis. 

Il viaggio di Bergoglio in Iraq (Ansa)
Il viaggio di Bergoglio in Iraq (Ansa)

Bergoglio ascolta le testimonianze, resta assorto. Poi il rappresentante della comunità sunnita (sunnita come sunniti erano gli uomini dell'Isis), Gutayba Aagha, avanza una richiesta: "Invito i nostri fratelli cristiani a tornare in questa loro città, nelle loro proprietà". E' il fulcro del problema, il rientro. Lo si desidera, ma il desiderio si affievolisce di fronte alla prospettiva di dover ricominciare daccapo la vita, per l'ennesima volta, in un ambiente dove non si può vivere del tutto liberi dalla diffidenza e ci si deve impegnare anima e copro per riavere anche solo quel poco che si possedeva prima. "Malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra", sottolinea allora il Papa. Poi aggiunge: "La vera identità di questa città è quella della convivenza armoniosa tra persone di origini e culture diverse. Per questo, accolgo con grande favore" l'invito "alla comunità cristiana a tornare a Mosul e ad assumere il ruolo vitale che le è proprio nel processo di risanamento e di rinnovamento".

Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Una volta lasciata Mosul, a Qaraqosh scene da prima del Coronavirus: Papa Francesco sfila in automobile tra due ali di folla che agita fiori bandiere palloncini gialli e bianchi. Qaraqosh è il centro principale del Kurdistan iracheno, dove i cristiani sono il 90 percento della popolazione. L'Isis l'aveva trasformata in un lager a cielo aperto. Quando Bergoglio scende dall'automobile, senza la mascherina, il servizio di sicurezza serra i ranghi, lo spazio sul marciapiede di fronte alla chiesa dove avverrà l'incontro è occupato fino all'ultimo centimetro quadrato, due bambini che aspettano per regalargli un mazzo di fiori si guardano in giro spaesati. Anche qui la basilica, la più grande del paese, è stata semidistrutta. Quello che Bergoglio auspica è "il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e dell'amore fraterno, nel rispetto delle differenze, delle diverse tradizioni religiose, nello sforzo di costruire un futuro di unità e collaborazione tra tutte le persone di buona volontà".

"Vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite", sottolinea non a caso Francesco, prima di esortare: "Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunita'". Allo stesso modo usa, il Papa, nuovi criteri per delineare quella che dovrà essere da ora in poi la presenza delle chiese in questo angolo di mondo. Lo fa da Erbil, terzo centro dell'Iraq settentrionale toccato in questa giornata intensa. Qui ad aspettarlo ci sono almeno diecimila persone sul prato e sugli spalti dello Franso Hariri, per la celebrazione della Santa Messa della terza domenica di Quaresima. E' l'ultimo atto ufficiale della visita in Iraq.

Papa Francesco nel nord di Mosul (Ansa)
Papa Francesco nel nord di Mosul (Ansa)

 Il Pontefice compie in auto un giro lungo il perimetro dell'impianto, vi vede "non una comunità che divide, che contrappone, che esclude, ma al contrario il primo passo per "costruire una Chiesa e una società aperte a tutti e sollecite verso i nostri fratelli e sorelle più bisognosi". Una comunita' "non a fare proselitismo" ma composta di "discepoli missionari, uomini e donne chiamati a testimoniare che il Vangelo ha il potere di cambiare la vita".

"Salam, salam, salam! Shukra'n! Dio vi benedica tutti! Dio benedica l'Iraq! Allah ma'akum" esclama Papa Francesco, le ultime parole di questa visita. Domani l'aereo lo riporterà a Roma. Con lo sguardo rivolto al futuro, con il ricordo di quattro chiese ridotte ad un mucchio incolore di macerie.