
Una delle opere in mostra: Anatomie d’une parole, 2025, di Stéphanie Nava
Visitando la collezione museale di Palazzo Poggi, troverete, accanto ai fossili e alle cere anatomiche, oggetti nuovi, insoliti e curiosi. Ancora una volta la raccolta diventa "un dispositivo di dialogo", per usare le parole di Gino Gianuizzi, curatore. A Scientific Encounter: The Complex, visitabile fino al 31 agosto, è una mostra nata dalla sinergia tra l’università di Bologna e quella di Newcastle. Il progetto va avanti dal 2017 con l’obiettivo di indagare le intersezioni tra patrimonio culturale e scientifico.
Al centro del lavoro c’è, come suggerisce il titolo, il concetto di ‘complesso’, termine coniato da Luigi Ferdinando Marsili, scienziato, accademico, diplomatico e generale, che fondò a Bologna l’Istituto delle Scienze e delle Arti Liberali, ospitato a Palazzo Poggi dal 1711.
L’esposizione, curata da Gianuizzi e Wolfgang Weileder, segue proprio la visione di Marsili del ’Complesso’ che promuoveva l’innovazione attraverso la collaborazione, il dibattito e la sperimentazione tra scienza e arte, e accosta opere di artisti internazionalmente riconosciuti ai reperti delle collezioni museali.
"Le opere dialogano con gli oggetti del museo – spiega Giuliana Benvenuti, delegata per il Patrimonio culturale e presidente Sistema museale di ateneo – talvolta intonandosi e mimetizzandosi alla collezione permanente, talvolta ricontestualizzandola".
È il caso, per esempio, del ritratto di Benedetto XIV in mosaico. Sotto l’opera, sono stati posti una serie di occhi di bambolotti per richiamare l’animalità, uno dei temi centrali della collezione. Gli artisti in mostra – in tutto sono 25 – rileggono cere anatomiche, strumenti ottici, fossili e fortezze ma anche la collezione di Ulisse Aldrovandi, attraverso l’arte contemporanea, "’giocando’ con grande libertà", sottolinea Gianuizzi.
La prospettiva è sempre orientata agli oggetti, ma gli artisti hanno potuto liberare il potenziale ’nascosto’ delle collezioni, ricontestualizzandole per il dibattito contemporaneo. Uno "specchietto retrovisore", secondo i curatori, sull’evoluzione del sapere che, riflettendo i cambiamenti nella cultura materiale e abbracciando una svolta filosofica, vuole ridefinire le relazioni soggetto-oggetto e rivitalizzare il ruolo della cultura materiale nelle scienze naturali, rivalutando l’intreccio e il disgiungimento storico tra arte e scienze naturali. Weileder lo definisce un "progetto di ricerca" in cui le opere interagiscono con elementi umani e non umani. Il ’Complex’ del titolo diventa "cooperazione tra arte e scienza", aggiunge. Dopo essere usciti dal palazzo si percepisce di aver attraversato un luogo di dialogo libero, in cui l’arte riesce a sollevare domande e offrire visioni alternative.
La mostra è visitabile con il biglietto d’ingresso al museo (7 euro; ridotto 4) dal martedì al venerdì dalle 10 alle 16; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.
a.a.