Mercoledì 24 Aprile 2024

Marte e l'addio a Opportunity, la Nasa: "Abbiamo pianto"

Intervista all'ingegnere italiano Paolo Bellutta che ha guidato il rover sul Pianeta rosso

Il rover Opportunity (Ansa)

Il rover Opportunity (Ansa)

Roma, 16 febbraio 2019 - Opportunty, il robot più longevo di sempre spedito su Marte e che per oltre 14 anni ha scattato e inviato sulla Terra immagini mozzafiato del Pianeta rosso, ha smesso di funzionare il 13 febbraio. La Nasa ha annunciato che il rover si era spento per sempre su Twitter: «La tua missione è compiuta». Il robot, che ha percorso oltre 45 chilometri su Marte, aveva smesso di comunicare con il centro di controllo a Terra dal 10 giugno scorso, quando era stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni. Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory (Jlp) della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.

L'INTERVISTA - «Abbiamo pianto per Opportunity. La notizia della sua ‘morte’ ci ha devastato». Paolo Bellutta è l’italiano a cui la Nasa ha affidato il volante dei tre rover inviati su Marte. L’ingegnere e fisico, nato a Rovereto 60 anni fa, detiene il record assoluto di chilometri percorsi sul Pianeta rosso. Per lui e per tutti i tecnici del Jet Propulsion Laboratory la perdita di Oppy, questo il soprannome del robot, è stata un duro colpo.

Cosa è successo esattamente? «Nel giugno del 2018 c’è stata un’enorme tempesta di sabbia. I raggi del Sole non arrivavano più sulla superficie e i pannelli del rover si erano riempiti di polvere, così quando il livello della batteria è sceso, Opportunity, come si dice in gergo, si è messa a dormire».

Quando avete capito che non c’erano più speranze? «Dopo l’estate marziana si scatenano fortissimi venti. Per 14 anni queste correnti hanno tenuto puliti i pannelli solari della macchina. Purtroppo questa volta non è successo. Scherzando ci siamo detti che Oppy, come un’adolescente, ha smesso di ascoltare i suoi genitori e ha deciso di andare per conto suo».

Non c’è alcuna chance che possa riprendersi? «No, il periodo dei venti è passato e ci stiamo avvicinando all’inverno, con temperature tra i 90 e i 140 gradi sottozero. Per i robot è impossibile sopravvivere da soli in queste condizioni».

Tra i tre rover che lei ha guidato, Opportunity era il suo preferito. Perché? «Per i paesaggi che ha attraversato. Gli altri rover sono stati mandati su zone rocciose. Opportunity era in una pianura, i panorami che ci faceva vedere attraverso le telecamere erano mozzafiato. Non poterli più apprezzare mi mancherà terribilmente».

Cosa ha trovato Oppy su Marte? «La scoperta più inaspettata sono stati dei minerali argillosi che si formano in acque dal pH neutro. Un ambiente più favorevole alla vita di quanto avessimo mai immaginato».

In tanti sono rimasti colpiti dalla morte di Opportunity. La notizia è diventata subito virale. Si aspettava così tanto affetto per un rover? «Sono rimasto sorpreso. Pensavo che gran parte della gente si fosse dimenticata di questa missione. Questa vicinanza ci ha aiutato a superare momenti davvero terribili. Anche se per noi tecnici sarà dura accettare che Oppy non c’è più».