Omicron, studio Usa: incubazione più breve. Cdc: "Ecco quando si è contagiosi"

Analisi su un piccolo cluster della variante in Nebraska. Ieri il pronunciamento del Cdc americano sulla riduzione della quarantena

Roma, 29 dicembre 2021 - Incubazione più 'breve' per la variante Omicron. Secondo uno studio condotto su un piccolo focolaio in Nebraska e pubblicato sul bollettino settimanale dei CDC americani, il periodo di incubazione dell'ultima e contagiosissima mutazione del Covid sarebbe inferiore rispetto a quello delle varianti finora individuate. In particolare, i sintomi di Omicron emergerebbero dopo soli tre giorni dal contagio, contro i quattro circa della variante Delta e gli oltre cinque del SARS-CoV-2 originario.

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Proprio ieri i Centers for Disease and Prevention (CDC) americani hanno aggiornato le indicazioni sulla quarantena, accorciandola, per gli asintomatici, a 5 giorni. Le evidenze scientifiche emerse dagli ultimi studi suggeriscono che il virus si possa trasmettere tra 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi ai 2-3 giorni successivi dalla loro insorgenza. Insomma, per una finestra di 5 giorni che equivale alla nuove raccomandazioni di Cdc. Gli esperti americani hanno comunque "raccomandato" la mascherina nei 5 giorni successivi alla fine dell'isolamento. Niente quarantena per chi ha fatto la terza dose e ha avuto contatti con un positivo. 

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Lo studio

Il cluster preso in esame degli esperti è esploso in una famiglia, con il 'paziente zero' individuato in uomo di 48 anni, non vaccinato e già contagiato dal Covid nel novembre 2020. Il paziente era rientrato a casa di recente da un viaggio in Nigeria. In seguito sono stati infettati altri cinque contatti familiari: una persona vaccinata con due dosi di Pfizer-BioNTech (la seconda ricevuta ad agosto 2021) e con precedente infezione da Covid-19 nel novembre 2020; altri tre membri della famiglia non vaccinati ma, anche loro, con precedente contagio nel novembre 2020; infine un famigliare non vaccinato che ha avuto lievi sintomi nel novembre 2020 ma era risultato negativo al test.

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La famiglia mostrava sintomi simili o più lievi rispetto a quelli avuti durante la prima infezione, dodici mesi prima. Il paziente non vaccinato e risultato negativo al test nel 2020 ha avuto tosse, dolori articolari, congestione, febbre e brividi. Nessuno ha richiesto il ricovero ospedaliero, che non era servito neanche per la prima infezione nel 2020.  La differenza sta nel tempo di incubazione, secondo lo studio condotto dai ricercatori sceso a tre giorni e quindi più breve sia rispetto alla variante Delta, sia in rapporto alla versione originaria del Covid.

Il dibattito e cosa succede in Italia

Che questo studio venga confermato o meno in future ricerche, si parla chiaramente di tempi medi che possono variare di caso in caso, motivo per cui diversi esperti sono contrari ad accorciare la quarantena. Guido Rasi, ex direttore Ema, si è detto a favore di una riduzione per i vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo "se la prevalenza della variante Omicron è ormai superiore alla Delta".  Le due varianti "hanno tempi di incubazione diversi", ha ricordato Rasi. Perciò "occorre capire a chi si può applicare questa mini quarantena - precisa - chi ha avuto un contatto con un positivo ha bisogno di un tempo di osservazione di 48-72 ore e dobbiamo essere sicuri di trovarci in presenza di Omicron e non di Delta". Proprio oggi il Comitato Scientifico si è riunito per esprimersi a proposito di un'eventuale riduzione o azzeramento della quarantena per vaccinati con terza dose in Italia. 

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