Rabbia scatenata dall'odio social: "Serve una legge anti fake news"

Il sociologo De Kerckhove: dalle teorie di Trump e Putin caos e guerra. "Ai populisti la verità non interessa"

Roma, 10 gennaio 2023 - Il professore Derrick De Kerckhove, uno dei più grandi studiosi della sociologia della comunicazione, visto l’assalto delle istituzioni in Brasile, "la fotocopia di Capitol Hill di due anni fa", non ha dubbi: è arrivato il momento, dice, di creare una "giurisdizione che prevenga l’effetto delle notizie sbagliate".

La censura? "Eh... capisco, la parola ’censura’ in democrazia suona un po’ fascista, ma abbiamo subìto molto peggio di questo nella storia. Ora il problema è che i nuovi eversivi non solo non riconoscono la democrazia, ma nemmeno l’evidenza dei fatti".

Professore, l’immagine dei golpisti in maglia verdeoro che stracciano i documenti sulle scrivanie dei politici brasiliani può essere percepita come una vittoria dai sovranisti? "No! Hanno perso le elezioni, non hanno risolto nulla con la ribellione e il loro ex presidente, Bolsonaro, non era nemmeno in Brasile durante l’assalto. Trump ha influito molto di più nella ’conquista’ di Capitol Hill, mai definita illegale da parte sua, e non ha ancora accettato la sconfitta. Per questo credo che gli strascichi dagli Usa siano più forti di quelli brasiliani".

La devastazione all’esterno dei palazzi delle istituzioni a Brasilia
La devastazione all’esterno dei palazzi delle istituzioni a Brasilia

Lula ha definito gli 'orfani' di Bolsonaro dei fascisti. Che tipo di società rappresentano? "Fascisti? Assolutamente no. I fascisti erano molto organizzati e avevano un’ideologia precisa. Questi populisti sono solo arrabbiati, non credono a niente, hanno perso un’identità. Per loro non è importante che un’informazione sia vera ma che sappia creare un’emozione forte".

Si può dire che c’è un movimento transnazionale unito dalle idee di fondo del negazionismo e del complottismo (anche i bolsonaristi negano la vittoria di Lula)? "È un gruppo mondiale nuovo, senza un piano, non ha idea di come gestire un Paese, non rispetta la condivisione delle informazioni alla base della democrazia".

La digitalizzazione, diceva McLuhan, trasforma qualsiasi realtà in finzione, ma queste persone sono gli stessi protagonisti dei video in diretta, dei cosiddetti ’reel’... "Lo sciamano con le corna diventato il simbolo dell’assalto del Congresso americano è un ’meme’ sulla Rete, ma allo stesso tempo è un’icona dei nostri tempi".

Perché i nuovi golpisti sono pericolosi? "Perché non credono più al rapporto diretto tra linguaggio e realtà, le cui basi furono poste dagli antichi greci. Nemmeno uno scrittore fantascientifico sarebbe in grado di inventare le assurdità spacciate per esempio da QAnon".

Meta e il Twitter pre Musk (non quello di Musk, che si dice neutrale) hanno provato a proibire per esempio gli inviti alle armi dei facinorosi: è giusta la censura? "Bisognerà accettare, per esempio, che chi sostiene cose totalmente fuori dalla scienza e dalla storia e dal diritto sia chiamato a provare le sue tesi, occorre cominciare a considerare gli effetti più delle cose in sè".

Fino a che punto un governo può limitare il diritto di espressione, se questa espressione è eversiva? "Credo che si debba creare una giurisdizione in grado di intervenire per prevenire gli effetti devastanti delle falsità. Anche perché Trump e Bolsonaro non sono casi isolati, ci sono anche Kim Jong-un, Putin, figure globali che sfruttano e mantengono il potere grazie alla rabbia irrazionale della gente, in quest’era post-Orwelliana in cui l’algoritmo ha preso il potere sulla parola".

Dal Vietnam, prima guerra vista in tv fino all’Ucraina di oggi e a questi sfoghi sovranisti: come le sembra oggi la rappresentazione della guerra? "Con il Vietnam arrivarono per la prima volta nella casa di ogni spettatore le immagini della guerra solo militare. Ora in Ucraina assistiamo in ogni modo a una guerra anche contro i civili e siamo consapevoli di essere più vicini a un altro conflitto mondiale. La sensazione è che la velocità delle notizie e il caos indistinto della rappresentazione della realtà ci facciano apparire questi drammi come se fossero eventi sportivi. Ed è sconcertante".