Natale sotto le bombe. Io, italiano nel buio di Odessa. Si resiste con musica e dolci

Reportage, il direttore del giornale online della città ucraina racconta le festività sconvolte dai missili. "Lutti, distruzione e blackout continui: non è il tempo per il perdono del nemico invasore"

Odessa (Ucraina), 22 dicembre 2022 - Quello di Odessa sarà più che mai un Natale a lume di candela. I blackout causati dagli attacchi missilistici russi non cambieranno l’arte di saper vivere della città che in giugno aveva riaperto il teatro dell’Opera, nonostante l’esercito russo fosse ancora a 120 chilometri di distanza. Sono andato a quel concerto di musica lirica italiana insieme con Adriano Sofri, che a differenza di altri giornalisti in missione in prima linea non voleva perders/i un momento così importante per la città. Credo che non lo dimenticheremo mai.

Ma prima ancora dell’Opera, c’erano stati concerti per le strade di Odessa. L’estate scorsa, per raccogliere fondi, il grande pianista jazz Alexey Petukov aveva dato due concerti al teatro Teo, ricavato da una specie di catacomba, vicino alla piazza dove pochi giorni fa ancora dominava la statua di Caterina la Grande. Proprio in quella sala sotterranea suonerà di nuovo domani.

Volontari ucraini vestiti da San Nicola e Snow Maiden con un bimbo di Kharkiv
Volontari ucraini vestiti da San Nicola e Snow Maiden con un bimbo di Kharkiv

Approfondisci:

Zelensky in America. Biden abbraccia il leader ucraino. E concede i Patriot

Zelensky in America. Biden abbraccia il leader ucraino. E concede i Patriot

Questo Natale di guerra sarà ricco di diversi significati per gli odessiti e per gli ucraini delle altre città. Innanzitutto, è il primo che si festeggia il 25 dicembre, perché il Natale ortodosso è il 7 gennaio. Nella tradizione ortodossa le festività religiose seguono ancora il vecchio calendario giuliano. Alcune chiese ortodosse dei Paesi balcanici si sono già uniformate da anni alla tradizione cattolica. La chiesa ortodossa autocefala ucraina, che si é separata dal Patriarcato di Mosca a fine 2018, ha scelto di tagliare definitivamente il cordone ombelicale con la consuetudine russa. Dunque, gli ucraini festeggeranno il loro primo Natale europeo. Un altro segno di avvicinamento.

Quindi candele, musica e perfino il panettone. In alcuni supermercati è possibile trovare dei veri panettoni italiani. Ci sarebbe anche quello Made in Ukraine, ma non è consigliabile. Lo testimonia Katya Semenova, musicista di Bandura, la chitarra tradizionale ucraina: "Sono stata a Milano con mio marito e le mie figlie: non c’è paragone tra il vostro panettone e l’imitazione ucraina".

Ci mancherà il tradizionale mercatino di Natale dei Consolati stranieri di Odessa – oggi chiusi per il conflitto – che ogni anno promuovono le loro specialità gastronomiche. Era un ritrovo allegro, in cui i consoli facevano a gara per offrire i loro liquori nazionali. Ma alla fine tutti finivamo per bere insieme cognac dal console armeno.

Sarà un Natale strano, non solo per l’atmosfera di guerra, ma anche perché molte famiglie sono divise. Circa il 30% dei cittadini di Odessa é ancora all’estero. All’inizio della guerra quasi 500mila (su un milione di abitanti) avevano lasciato la città. In maggioranza donne e bambini. Poi 200mila sono tornati. Gli uomini sono rimasti (quasi) tutti, mentre molte mogli e i figli sono ancora all’estero. Sarà un Natale tra i parenti rimasti e i vicini di casa, oppure al ristorante con gli amici.

Molti locali si sono attrezzati con generatori fin dall’inizio dell’emergenza. Gennady Nechaevsky, volontario manager della logistica degli aiuti umanitari, mi ha mandato un video di un concerto all’enoteca Old Oak, di fronte all’Hotel Bristol, dove sono ospitati i giornalisti stranieri. Quasi ogni sera odessiti e giornalisti si trovano per un calice di vino moldavo e un piatto di specialità ucraine.

Sarà un Natale triste per chi ha perso dei cari in guerra o in città, come l’amica ristoratrice Daria Igrunova. Pochi giorni fa sua madre è stata investita da una macchina mentre portava a spasso il cane nella strada oscurata dal blackout. A Odessa si può morire anche per il buio, non solo per un missile.

Purtroppo non è tempo per sentimenti di perdono nei confronti del nemico invasore, che ha causato lutti e distruzione, e che in queste settimane infierisce sulla popolazione delle grandi città per distogliere l’attenzione dal campo di battaglia, dove l’esercito russo continua a collezionare umiliazioni.

Ma questo Natale, che come ogni anno ricorda la nascita di Gesù, sarà per Odessa e per l’Ucraina anche la celebrazione della nascita di un nuovo popolo, gli ucraini, che mai nella storia si erano sentiti così uniti e solidali. Non mancheranno i brindisi alla vittoria e al grande fallimento di Putin, che invece di dividere e dominare questo popolo, ha ottenuto l’effetto contrario: lo ha unito e ha sancito la sua separazione dalla storia russa.

Buon Natale a Odessa, per tutte queste cose.

Slava Ukraini, Gheroiam Slava! (Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi – motto nazionale).

*Direttore del ’The Odessa Journal’ e autore di ’Nel Cuore di Odessa’ (Rizzoli)