Guerra Ucraina, nuove armi in arrivo per Kiev. Ma Berlino nega i carri armati

Zelensky ringrazia gli alleati, ma sottolinea: non ci sono alternative all’invio dei tank Leopard 2. Washington designa la Wagner come gruppo criminale. L’ira di Mosca: "L’Occidente si illude"

Roma, 21 gennaio 2023 - Berlino non si piega alle pressioni della Nato e per ora non fornirà a Kiev i suoi carri armati Leopard 2 e non consentirà ai Paesi che li hanno in dotazione di farlo, anche se, come Polonia e Finlandia, vorrebbero. La questione Leopard 2 sarà comunque presa in carico al vertice ministeriale Nato di febbraio. Gli ucraini per ora avranno nuove batterie antiaeree, artiglieria e blindati vari ma solo 14 carri armati Challenger 2 inglesi, buoni ma troppo pochi.

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Zelensky parla in videoconferenza al vertice di Ramstein (Ansa)
Zelensky parla in videoconferenza al vertice di Ramstein (Ansa)

Finisce con una fumata nera la parte cruciale del vertice del gruppo di contatto per l’Ucraina tenutosi nella base aerea di Ramstein, in Germania. Il nuovo ministro della difesa Boris Pistorius (Spd) ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. "Nessuno di noi – ha detto – può dire oggi quando sarà presa la decisione che riguarda i carri armati Leopard e quale sarà. Dobbiamo accuratamente valutare i pro e i contro". Il problema è che la Germania ritiene che il centinaio di carri che potrebbe fornire con gli alleati aiuterebbero sì l’Ucraina, ma non sarebbero decisivi e per questo è riluttante a compiere un passo che le alienerebbe completamente il rapporto con la Russia.

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La non scelta di Berlino ha di fatto spaccato – anche se Washington fa buon viso a cattivo gioco ed evita di accusare Berlino – la coalizione è ora più che mai a due velocità. Con gli Stati Uniti, che hanno appena approvato un altro pacchetto di aiuti da 2,5 miliardi di dollari e sono di gran lunga il maggor contributore (ma senza fornire i potenti tank da battaglia Abraham) e un gruppo di paesi – Gran Bretagna, Polonia, Olanda, i tre baltici, la Danimarca, la Repubblica Ceca e la Slovacchia – molto pro Ucraina. Formano il cosiddetto gruppo di Tallin che con una dichiarazione congiunta ieri si è impegnato a "donare all’Ucraina carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento per la fanteria" invitando gli altri alleati a "seguire l’esempio". Il che avverrà solo in parte.

Kiev da parte sua usa toni costruttivi. "Possiamo concludere – osserva il presidente Volodymyr Zelensky – che Ramstein rafforzerà la nostra resilienza. I partner hanno un atteggiamento di principio: sosterranno l’Ucraina quanto necessario per la nostra vittoria. Sì, dovremo ancora lottare per la fornitura di carri armati moderni, ma ogni giorno rendiamo più evidente che non c’è alternativa al fatto che deve essere presa una decisione sui carri armati".

Furiosa invece Mosca. "L’invio di altri carri armati all’Ucraina non cambierà fondamentalmente niente ma l’invio di altre armi provocherà una spirale di violenza – ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – L’Occidente si pentirà di aver creduto all’illusione che l’Ucraina possa vincere sul campo". Non è quello che credono alla Nato, dove per primavera ci si attende una controffensiva ucraina. La convinzione però è che l’eventuale avanzata non basterà a far finire la guerra. "È del tutto possibile che gli ucraini effettuino un’offensiva significativa – ha detto ieri il Capo di stato maggiore americano Mark Milley – ma sarà molto difficile rimuovere l’esercito russo da tutto il territorio ucraino entro la fine del 2023".

Gli americani hanno annunciato ieri che definiranno presto l’organizzazione russa di mercenari, Wagner Group, come "organizzazione criminale transnazionale". Lo ha annunciato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, che stima la consistenza della Wagner in 50 mila uomini. Questa scelta permetterà al dipartimento del Tesoro di imporre nuove sanzioni al gruppo e ai suoi alleati