Martedì 16 Aprile 2024

Nuova Zelanda, l'Isis promette vendetta. "Il killer minacciato in carcere"

Dolore, rabbia e timore di ritorsioni in tutto il mondo. La premier neozelandese in lutto annuncia un giro di vite sulle armi

Nuova  Zelanda, fiori davanti alle moschee della strage (Afp Ansa)

Nuova Zelanda, fiori davanti alle moschee della strage (Afp Ansa)

Auckland (Nuova Zelanda), 17 marzo 2019 - Dolore, rabbia e timore di ritorsioni in tutto il mondo per l’attentato alle due moschee neozelandesi in cui sono morte 50 persone per mano del suprematista bianco Brenton Tarrant. Mark Zuckerberg ha annunciato di aver rimosso da Fadcebook, solo nelle prime 24 ore, un milione e mezzo di video dell’attacco e di aver impedito che ne venissero caricati altri dal macabro contenuto. Ma i video sono trasmessi ripetutamente anche su YouTube, Twitter e Telegram.

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La premier neozelandese, Jacinda Ardern, che ha incontrato le comunità musulmane, velandosi i capelli in segno di lutto e di rispetto, ribadisce l'impegno a cambiare le leggi sulle armi da fuoco. Alla Ardern ha fatto eco il primo ministro australiano, Scott Morrison: i social hanno cooperato con i governi fin dal momento in cui è emersa consapevolezza dell'attacco, ha detto, ma "dal punto di vista tecnologico hanno una capacità molto limitata" di intervenire in fatti analoghi a quelli di Christchurch, che hanno visto lo stragista diffondere il proprio pensiero e il suo folle attacco in diretta web.

“Basta odio e violenza“. Papa Francesco prega, nello strazio, dicendosi vicino ai fratelli musulmani per la strage nelle moschee. Si è appreso intanto, da fonti investigative, che negli anni scorsi il killer Brenton Tarrant aveva viaggiato in Croazia, Bosnia e Serbia.

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Attraverso un messaggio anonimo, come d’uso per evitare localizzazioni, il sedicente Stato islamico ha minacciato di vendicare la strage delle moschee di Christchurch. Sui canali Telegram dell’organizzazione terroristica è stata condivisa la foto di un fucile, un Kalashnikov nero, con le scritte in bianco, in risposta alle armi usate dal suprematista. “Vi riporteremo la sconfitta presto, nessuno si salverà. La risposta è in arrivo”, recita il messaggio avvolto in una bandiera nera dell’Isis

In Nuova Zelanda lo stato di allerta è ancora elevato: oggi è stato chiuso temporaneamente l'aeroporto di Dunedin in seguito al ritrovamento di un pacco sospetto. Quanto alle indagini sulle stragi, la premier Ardern ha confermato di aver ricevuto da Tarrant la mail con il manifesto suprematista nove minuti prima degli attacchi, e di averla girata, entro due minuti dalla ricezione, ai servizi di sicurezza.

Fonti di polizia riportate dal New Zealand Herald affermano che il terrorista australiano della strage di venerdì nelle moschee di Christchurch sarebbe ora nel mirino delle gang criminali locali che minacciano di farlo fuori in carcere. Anche un avvocato penalista, Kim Workman, ha dichiarato di aver appreso da una fonte indipendente che Tarrant potrebbe essere in pericolo in carcere. “L’unica cosa da fare - ha suggerito il legale - è che l’amministrazione penitenziaria lo metta in isolamento e lo tenga in regime carcerario separato“.

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La comunità ebraica di Pittsburgh, negli Stati Uniti, colpita l'anno scorso da un attacco di un suprematista bianco che uccise 11 persone in sinagoga, ha lanciato una raccolta fondi per le vittime della strage. Lo riferisce la Cnn. Dopo la strage nella sinagoga, la comunità islamica americana aveva raccolto oltre 200 mila dollari per le vittime, ora gli ebrei di Pittsburgh stanno ricambiando il gesto particolarmente significativo. "Purtroppo abbiamo tutti familiarità con l'effetto devastante che una sparatoria di massa ha su una comunità di fedeli", ha spiegato Meryl Ainsman, presidente del consiglio della Federazione ebraica di Greater Pittsburgh.

Pray for New Zeland. Con questo claim è apparso il difensore del Genoa, Ervin Zukanovic, sulla maglia bianca indossata sotto la divisa rossoblù e mostrata in favore di telecamere al termine della vittoriosa gara contro la Juventus. Il giocatore bosniaco, nato a Sarajevo nel 1987, ha voluto ricordare così le vittime della strage compiuta dal primatista bianco australiano nelle moschee.