Giovedì 25 Aprile 2024

Francia, orgoglio laico. L'ospite deve adeguarsi

All'Eliseo nessun cedimento. Al Louvre si mettono a ridere

Francois Hollande e Jacques Chirac (AFP)

Francois Hollande e Jacques Chirac (AFP)

PARIGI, 27 GENNAIO 2016 - COPRIRE con un velo la Venere di Milo, o gli attributi del Gladiatore, o le terga peccaminose dell’Ermafrodito addormentato? I dirigenti del Louvre si mettono a ridere: venga chi vuole, presidente iraniano, re dell’Arabia Saudita o emiro del Qatar, le statue nude sono e nude restano. Ci mancherebbe! Laica, repubblicana e libertaria, la Francia non china il capo davanti alle ‘pruderies ’ altrui. E se qualcuno si offende per motivi moralistici, pazienza. È sempre andata cosi, in occasione di tutte le visite di monarchi, presidenti e personaggi a rischio: al massimo, se si capisce che l’ospite non è in grado di sopportare la visione di un nudo, non lo si porta al museo. Cosi come non gli si offre per forza lo stinco di maiale, in un banchetto all’Eliseo, se professa la religione musulmana. La libertà di espressione, che si tratti di opere d’arte o giornali satirici, spettacoli di teatro o cabaret, music-hall o happening in piazza, è sacra nel paese di Voltaire. Basti pensare ai milioni di francesi scesi in piazza per difendere le vignette sacrileghe di Charlie Hébdo, che certo non piacciono a tutti ma debbono comunque essere libere di circolare. Il fatto che la Francia sia abitata da cinque o sei milioni di musulmani, e che sia presa di mira in questo periodo nero dall’Isis, non cambia le cose: il nudo è lì, sotto gli occhi di tutti, e nessuno si scandalizza.

NON fu forse un pittore francese, Gustave Courbet, a dipingere per primo nell’Ottocento un enorme sesso femminile intitolato «L’origine del mondo»? Un secolo e mezzo dopo il gusto della provocazione resta intatto: il Museo d’Orsay ha organizzato a Parigi una mostra dedicata al nudo integrale maschile; nel parco di Versailles lo scultore indiano Anish Kapoor ha esposto una gigantesca vagina ribattezzata «Dirty Corner», che guardiani e giardinieri hanno difeso con le unghie e coi denti contro i tentativi vandalici di scandalizzati benpensanti. Idem in Place Vendôme qualche anno fa, quando l’artista americano Paul McCarthy innalzò un fallo di plastica verde alto 24 metri: l’orribile sex toy rimase in piedi per tre giorni prima che mani ignote tagliassero i cavi che lo tenevano in erezione, facendolo afflosciare al suolo nell’ilarità generale. La Francia convince meno, invece, quando in nome del dio quattrino o del politically correct dimentica o rinnega i suoi principi: Sarkozy mise addirittura i giardini dell’Eliseo a disposizione delle tende di Gheddafi, nella speranza di vendergli un po’ di aerei. E tutti i presidenti, da Mitterrand a Hollande, hanno evitato di chiarire la legge che vieta l’uso del chador nei luoghi pubblici, tuttora in vigore ma regolarmente disattesa. Paese laico, certo, ma a volte anche parecchio ipocrita: «Spesso le nostre virtù sono soltanto vizi camuffati», recita il motto di La Rochefoucauld.