Israele, Netanyahu incriminato per corruzione. Cosa succede ora

Il prermier uscente: "Tentato colpo di Stato". Gantz: "Un giorno triste per il Paese"

Benjamin Netanyahu (Ansa)

Benjamin Netanyahu (Ansa)

Tel Aviv, 21 novembre 2019 - Terremoto politico-giudiziario in Israele. Il premier uscente Benjamin Netanyahu è stato incriminato per corruzione, abuso di fiducia e frode nell'ambito di tre casi dal procuratore generale Avichai Mandelblit. Netanyahu, tuttora in carica, ha respinto le accuse nei suoi confronti, sostenendo che si sta assistendo a "un tentato colpo di Stato contro un primo ministro". Quindi ha attaccato il sistema giudiziario a cui sta succedendo "qualcosa di brutto". Per il leader centrista Benny Gantz oggi è "un giorno triste per lo stato di Israele". L'incriminazione arriva in una tormentata stagione politica per il Paese che corre il rischio di dover tornare alle urne per la terza volta in un anno. Nessuno, né Netanyahu Gantz, è stato in grado di raggiungere una maggioranza parlamentare che sostenesse un governo. 

Le accuse a Netanyahu

Le inchieste che coinvolgono il premier sono il Caso 1000 (regali da facoltosi uomini di affari) e 2000 (rapporti con l'editore di Yediot Ahronot Arnon Mozes) con frode e abuso di ufficio, mentre per il Caso 4000 (affaire Bezez-Walla) oltre la frode e l'abuso di ufficio c'è anche la corruzione. È la prima volta nella storia di Israele che un premier in carica è accusato di corruzione. Il procuratore Mandelblit ha assicurato che la decisione è stata presa sulla base "solo di considerazioni legali e di prove, nessun'altra considerazione mi ha influenzato".

Cosa succede ora

E ora cosa succede in Israele? Non è chiaro cosa significhi l'incriminazione di oggi per il futuro do Netanyahu. Si presume che sia innocente, fino a prova contraria. Al momento non ci sono ostacoli giuridici che gli impediscano di rimanere in carica come primo ministro. Ma non potrà mantenere gli incarichi ministeriali per Salute, Welfare e Diaspora.

In Israele sono previste le dimissioni di un ministro che abbia incriminazioni penali, ma non di un premier. Potrebbero volerci molti mesi prima che le accuse si trasformino in un processo davanti a un tribunale distrettuale. E,anche se condannato, Netanyahu non sarebbe tenuto a dimettersi da premier fino a quando il processo di appello fosse esaurito, cosa che potrebbe richiedere anni.

Tuttavia, molti mettono in discussione la capacità del primo ministro di gestire gli affari di stato se si sta difendendo contemporaneamente in tribunale. Le organizzazioni non governative possono chiedere alla Corte Suprema di costringere Netanyahu a dimettersi. La Corte ha precedentemente stabilito che un ministro di governo accusato di un reato deve dimettersi o essere rimosso dall'incarico, e dovrebbe decidere se ciò debba valere anche per il primo ministro. Gli alleati di Netanyahu in Parlamento possono cercare di approvare una legislazione che gli garantisca l'immunità durante il mandato e che consenta ai legislatori di annullare un'eventuale sentenza della Corte suprema che annulli tale immunità. Il punto è che, al momento, non ci sono i numeri per far passare una legge del genere.