Domenica 15 Giugno 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Nato alza la quota per la Difesa

Gli Stati Uniti chiedono il 5% del Pil. Crosetto frena: "Non siamo pronti". .

Gli Stati Uniti chiedono il 5% del Pil. Crosetto frena: "Non siamo pronti". .

Gli Stati Uniti chiedono il 5% del Pil. Crosetto frena: "Non siamo pronti". .

Dal quartier generale di Bruxelles, Guido Crosetto afferra la questione del riarmo Nato e non la tocca piano: "Quelli che ora fanno demagogia perché stanno all’opposizione, se fossero in maggioranza prenderebbero le stesse decisioni". Quali? "Le stesse di questa maggioranza. Perché l’hanno già fatto". Alla riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica, il "5%" dei bilanci nazionali da mettere sul piatto della Nato – come da nuova dottrina degli Stati Uniti – obbliga ogni Paese a fare i conti con la realtà internazionale, con quella europea e con la propria opinione pubblica che in Italia è divaricata anche all’interno del centrodestra. "Non c’è un problema Salvini – sdrammatizza Crosetto –. Penso che non ci sia nessuno in Italia che pensa di poter uscire dalla Nato o dall’Europa in un momento come questo". In cui gli Stati Uniti, in estrema sintesi, dicono all’Europa che deve cavarsela da sola, dall’Ucraina in su.

"L’America non può essere sempre ovunque, né dovrebbe esserlo", proclama Pete Hegseth. Nel briefing che precede il vertice, il segretario statunitense alla Difesa distribuisce carezze in puro stile trumpiano: "Pensiamo di essere molto vicini, quasi a un consenso, su un impegno del 5% per la Nato". Il capo del Pentagono bluffa. Sa che le discussioni sono ancora molte perché "ci sono alcuni Paesi non ancora del tutto d’accordo". "Non farò nomi – aggiunge –. Non è necessario. Siamo tra amici in quella stanza. Li convinceremo". Orientamento tendenziale che al momento non produce un risultato certo.

L’olandese Mark Rutte, segretario generale della Nato, ex uomo Ue di frugale e rivendicata tendenza, nel nuovo ruolo atlantico sciorina condivisione, e, in questa metamorfosi personale e politica, immagina di chiudere il complicato accordo per l’aumento e la ripartizione del budget già nel vertice di fine giugno all’Aia, quando "raggiungeremo un equilibrio in termini di spesa tra Canada, Europa, Stati Uniti. Sono abbastanza fiducioso. Ci arriveremo". La formula magica di Rutte prevede a fine percorso – per tutti i Paesi Nato – il 3,5% del Pil annuo in armamenti e spese militari, da sommare all’1,5% del Pil in investimenti strategici (infrastrutture, industria e sicurezza): il famoso "5%" caro alla Casa Bianca, in nome della "deterrenza" e della "difesa collettiva" in un contesto di "minacce crescenti". Questo in teoria. Ma nella pratica?

L’accordo sui nuovi target di capacità Nato – più uomini, missili a lungo raggio, nuove unità, catene di comando rafforzate, livelli maggiori di prontezza e interoperabilità – prevede impegni superiori del 30% agli obiettivi fissati nel 2021 (per ora raggiunti solo per il 60-80%). Ciò significa che il target finale della riorganizzazione atlantica, varrebbe, in percentuale, un aumento effettivo degli impegni tra il 50% e il 70%, "entro 5-10 anni" (a quanto trapela). Obiettivo militarmente ambizioso, economicamente sfidante, politicamente complesso.

Per l’Italia spendere il 5% del Pil in difesa al momento "è impossibile", chiarisce Crosetto. "Può essere una prospettiva, se la fisseranno i leader a lungo termine". L’Italia sposa "la tesi inglese di spostare al 2035 il raggiungimento degli obiettivi di capacità che vengono richiesti, vedremo cosa succederà alla discussione di fine giugno", è la sintesi del ministro. Il traguardo è ancora mobile: "Per qualcuno domani, per qualcuno nel 2032, per qualcun altro nel 2035", è l’ammissione. Senza dimenticare l’attivazione (o meno) della clausola di salvaguardia per escludere le spese militari dal Patto di Stabilità. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ci sta ancora pensando. "Per avere un senso" la clausola dovrebbe durare "venti o trent’anni – concorda Crosetto –, non quattro o cinque".

E mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz incontra Donald Trump a Washington, tra gli addetti ai lavori circolano cifre significative anche sulla corsa agli arruolamenti. Nel caso della Germania, "almeno 50-60mila soldati e soldate in più", dettaglia il ministro della Difesa Boris Pistorius. Crosetto invita a guardare i fatti: i militari russi saliranno "da 400mila a un milione e 600mila", mentre le riserve "arriveranno a 5 milioni: siccome la Russia non programma mai nulla per caso, mi chiedo a cosa servono", è la domanda con risposta incorporata.