Roma, 20 settembre 2023 – È di almeno 200 morti e oltre 400 feriti il bilancio dell'operazione militare dell'Azerbaigian nella regione del Nagorno-Karabakh. A sostenerlo un funzionario dei separatisti. Oggi il Cremlino ha annunciato il cessate il fuoco con mediazione russa, secondo cui i separatisti avrebbero deciso di deporre le armi come richiesto dall’Azerbaigian. I rappresentanti delle parti in causa avvieranno i negoziati domani nella città azera di Yevlakh, riferisce l'agenzia russa Interfax citando le autorità del Karabakh. Intanto però uomini armati hanno aperto il fuoco contro un'auto del contingente di peacekeeper russi – fa sapere sempre Interfax –: tutti i militari che erano a bordo sono stati uccisi. La forza di pace russa presente sul territorio “sta assistendo la popolazione civile, fornendo loro anche assistenza medica, e si sta occupando anche delle questioni relative all'evacuazione. Attualmente sono oltre 3mila i civili evacuati tra cui 1.428 bambini”, fa sapere Mosca.
Baku ha riportato la sua sovranità sulla regione “in un solo giorno”, ha proclamato il presidente azero Ilham Aliyev in un discorso alla nazione, ripreso dall'agenzia russa Tass.
In realtà “la situazione sul campo è abbastanza complicata – spiega Luc Pierre Devigne, del Servizio europeo per l'azione esterna, ascoltato in commissione Esteri al Parlamento europeo – con gli azeri che hanno lanciato un'operazione militare dicendo che l'obiettivo è quello di “disarmare le formazioni militari illegali armene e ripristinare l'ordine costituzionale dell'Azerbaigian” e viene usata come scusa, o per loro come giustificazione, un'esplosione che ha ucciso alcuni ufficiali”. E’ stato annunciato questo cessate il fuoco ma “resta da capire cosa succederà”. L’attacco militare arriva dopo mesi di blocchi che hanno isolato la regione a maggioranza armena. “Non c'è più energia, petrolio e anche le persone che se ne vogliono andare non ne hanno la possibilità, senza contare che buona parte della popolazione locale è composta da anziani che hanno bisogno di aiuto”.
Proteste in Armenia, l’opposizione chiede l’impeachment del premier
Intanto migliaia di manifestanti si sono radunati davanti alla sede del governo nella capitale dell’Armenia Erevan per protestare contro il primo ministro, accusato di non aver inviato aiuti ai separatisti del Nagorno-Karabakh, bersaglio dell'offensiva azera. Ci sono stati scontri con la polizia, che procedeva agli arresti. Gli agenti hanno usato granate stordenti e hanno minacciato “misure speciali”.
Il premier Nicol Pashinian “deve andarsene, non può guidare il Paese”, ha detto uno dei partecipanti alla protesta. L'opposizione in Parlamento ha avviato una procedura di impeachment.