Colpo di Stato in Myanmar (Birmania), arrestata Aung San Suu Kyi

Tutti i poteri trasferiti al capo dell'esercito. Il premio Nobel lancia un appello alla popolazione: "Non piegatevi"

La leader democratica birmana Aung San Suu Kyi (Ansa)

La leader democratica birmana Aung San Suu Kyi (Ansa)

Roma, 1 febbraio 2021 - Colpo di Stato in Myanmar, l'ex Birmania, da parte dell'esercito. L'esercito ha arrestato la leader democraticamente eletta Aung San Suu Kyi e dichiarato di aver preso il controllo del Paese per un anno sotto uno stato di emergenza. Tutti i poteri in sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, mentre la presidenza ad interim è stata affidata al generale Myint Swe, che era uno dei due vicepresidenti in carica.

San Suu Kyi, insignita premio Nobel per la pace nel 1991 e de facto alla guida del governo dal 2016, ha lanciato un appello alla popolazione attraverso il suo partito affinché non accetti il golpe. Intanto nelle principali città le reti telefoniche e Internet sono interrotte, i voli interni sospesi e il principale aeroporto internazionale a Rangun, capitale economica del Paese, è stato chiuso.

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Il colpo di Stato fa seguito a settimane di crescenti tensioni tra i militari, che hanno governato il Paese per quasi mezzo secolo, e il governo civile sulle elezioni del novembre dello scorso anno che il partito della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) di Suu Kyi ha vinto nettamente. Proprio oggi a Naypyidaw si sarebbe dovuto insediarsi il nuovo Parlamento.

I militari hanno giustificato gli arresti con "enormi irregolarità" nel voto e promesso nuove elezioni al termine dell'anno in cui sarà in vigore lo stato di emergenza. "Stabiliremo una vera democrazia multipartitica", hanno fatto sapere in una nota pubblicata sulla loro pagina Facebook, assicurando che ci sara' il trasferimento di potere dopo "lo svolgimento di elezioni generali libere ed eque".  

Le reazioni nel mondo

Il golpe militare militare ha portato alla rapida condanna da parte di leader ed esperti di diritti umani in tutto il mondo. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha affermato che gli sviluppi nel Paese rappresentano "un grave colpo alle riforme democratiche in Myanmar". "La volontà della popolazione è chiaramente emersa nelle ultime elezioni e va rispettata. Siamo preoccupati per questa brusca interruzione del processo di transizione democratica e chiediamo che venga garantito il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali", ha scritto in una nota la Farnesina condannando il golpe e chiedendo "l'immediato rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i leader politici arrestati"- 

 Il segretario per la Stampa del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Jen Psaki, ha detto che gli Usa si oppongono "a qualsiasi tentativo di alterare l'esito delle recenti elezioni o di impedire la transizione democratica del Myanmar, e agiranno contro i responsabili se questi passi non verranno annullati".  Anche il segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto il rilascio di Aung San Suu Kyi e di altri detenuti.

Dura condanna anche da parte del presidente del Consiglio europeo Charles Michel.  ''L'esito delle elezioni va rispettato e il processo democratico deve essere ripristinato'', ha aggiunto Michel. Sulla stessa linea il primo ministro britannico Boris Johnson: " Il voto del popolo deve essere rispettato e i leader civili rilasciati".

Il governo giapponese ha espresso "seria preoccupazione". In un comunicato rilasciato dal ministero degli Esteri nipponico, il capo della diplomazia Toshimitsu Motegi esorta le parti a ripristinare in tempi rapidi il sistema democratico nel paese del Sudest asiatico. Invece la Cina, che si definisce un "vicino amichevole del Myanmar", ha detto di "sperare che tutte le parti nel Paese possano gestire adeguatamente le differenze nell'ambito del quadro costituzionale e legale",  aggiungendo che per Pechino è importante "salvaguardare la stabilità politica e sociale".

Ancora più cauta la posizione della Russia. ''Monitoriamo con attenzione e valutiamo le informazioni, ovviamente", ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo però di ritenere ''prematuro giungere a qualsiasi conclusione''.