Washington, 11 giugno 2025 – "Sono andato troppo oltre”. In un post sul suo social X, Elon Musk fa mea culpa, rammaricandosi dei contenuti pubblicati nel botta e risposta con il presidente Donald Trump, dopo la fine dell’incarico al Doge, il dipartimento dell’efficienza del pubblico impiego negli States. E il tycoon ha apprezzato il pentimento di Elon dicendo al "New York Post": "Ho pensato che è stato molto carino da parte sua".
La telefonata di Musk a Trump
Un riavvicinamento iniziato lunedì sera fa sapere la Cnn, citando due fonti vicine al presidente. Musk ha telefonato a Trump, prima di dichiarare questa mattina di essersi pentito di alcuni post. La telefonata con il presidente sarebbe durata solo pochi istanti ed è avvenuta dopo che il vice presidente JD Vance e il capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles avevano parlato telefonicamente con Musk venerdì, durante la quale i tre avevano discusso della faida tra Trump e il miliardario proprietario di X e Tesla.

Lo scontro via social
Il dissidio era esploso con l’uscita di Musk dall’amministrazione Trump: un saluto formalmente sereno, ma che ha fatto saltare il tappo dopo mesi di evidenti – anche se celate – tensioni. Appena congedatosi dalla Casa Bianca il patron di Tesla ha attaccato duramente il nuovo disegno di legge sulla spesa pubblica promosso dalla Casa Bianca come la “migliore legge mai scritta”. "Un disgustoso abominio'', l’ha definito Musk su X, invitando a “punire politicamente” i parlamentari repubblicani che l’hanno sostenuta.
Ignorando il malumore e la replica di The Donald, Musk si è spinto oltre in un post in cui collega Trump alla vicenda di Jeffrey Epstein, il finanziere morto suicida nel carcere newyorkese dove era rinchiuso con l'accusa di aver sfruttato sessualmente decine di minorenni. Elon ha parlato esplicitamente di un coinvolgimento del tycoon. “E' arrivato il momento di far esplodere la vera bomba: Trump è negli Epstein files, questa è la vera ragione per cui non sono stati pubblicati”. Il tweet, pubblicato giovedì scorso, è stato poi cancellato nel giro di 48 ore. E ora Musk spiega perché. "Mi rammarico per alcuni dei post" rivolti al presidente degli Stati Uniti, scrive oggi. "Sono andati troppo oltre". E forse, tra gli eccessi, c’è anche quel progetto politico del nuovo ‘Partito America’, lanciato come sfida all’amico.
Fatto sta che Trump è stato il primo a tendere la mano, ventilando una porta aperta nel caso di ravvedimento dell'ex braccio destro. “Se fossi in lui, vorrei parlarmi – spiegava ai giornalisti -. Ma magari ha già chiamato. Dovreste chiedere a lui. Per me non ci sarebbe alcun problema". Non sappiamo se ci sia stata una telefonata ma il pentimento di Musk va nella direzione di un riavvicinamento al presidente.
E’ un mea culpa sentito o guidato dall’interesse? In tanti propendono per la seconda delle ipotesi. La lite con Trump è costata a Elon Musk almeno 34 miliardi di dollari in azioni Tesla, la cifra persa in Borsa dal titolo quando il tycoon ha minacciato il taglio di sussidi e contratti governativi alle aziende del suo ex ‘ministro’. Un salasso che non ha scalfito il primato di uomo più ricco del mondo. Ma che succederebbe se la scaramuccia con il governo diventasse una vera e propria guerra? Meglio tornare a miti consigli...