Giovedì 18 Aprile 2024

"Mosca sarà ridotta alla fame". Lo scrittore: solo allora Putin cadrà

L’esule autore di ’Métro 2033’: più che una congiura lo zar deve temere una rivolta popolare

Gli sfollati di Kiev nella metropolitana

Gli sfollati di Kiev nella metropolitana

"Sono prostrato. Non avrei mai creduto che quel che avevo immaginato nei miei romanzi potesse diventare realtà". Parliamo al telefono con Dmitry Glukhovsky, 42 anni, nato a Mosca, scrittore di successo e figura importante della dissidenza russa. ’Métro 2033’, il libro con cui nel 2005 ha iniziato una saga distopica tradotta in più di 20 lingue, descrive una Russia devastata da una guerra nucleare i cui abitanti si sono rifugiati nelle viscere della metropolitana di Mosca: un’opera di fantascienza che ha un’eco agghiacciante nella realtà del conflitto odierno in Ucraina. E che l’ha costretto a riparare in Europa.

La Ue si scopre piena di spie russe. Torna il clima da Guerra fredda

Come sta vivendo questa guerra?

"Con immensa angoscia. Quasi ogni giorno ricevo dai miei amici ucraini fotografie che fanno vedere cosa succede nel metro di Kiev e di altre città. Sono testimonianze autentiche della sofferenza di un popolo".

Cosa pensa del conflitto la popolazione russa?

"C’è una minoranza, diciamo tra il 10 e il 20 per cento, che sostiene la guerra e condivide le ambizioni imperialiste di Putin. Poi c’è un 20 per cento che è decisamente contrario. Più di 15mila persone sono state arrestate per avere sfidato la legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi partecipa a manifestazioni di protesta. Un milione di cittadini ha firmato una petizione contro la guerra su "change.org. Non basta: dopo l’attacco all’Ucraina, almeno 300mila persone hanno lasciato la Russia per spargersi fra Georgia, Armenia, Cipro, Turchia ed ex Paesi dell’Unione sovietica. Molti di loro oggi sono in condizioni difficili perché le loro carte di credito sono bloccate a causa delle sanzioni occidentali".

E il rimanente 60 per cento della popolazione, come reagisce?

"Cerca di vivere come se non succedesse niente. La stragrande maggioranza non è informata e crede alla propaganda ufficiale. O magari non ci crede, ma spera che la guerra finisca presto. Ed è comunque convinta che ogni resistenza sia inutile perché il regime è troppo forte. Vivono giorno per giorno, adattandosi al conformismo di una disinformazione implacabile".

Che cosa dice la propaganda del regime?

"Pretende che quella condotta con i bombardamenti non sia una guerra, bensì un’operazione speciale contro battaglioni di neonazisti ucraini, che in realtà non esistono. E vuole far credere che la maggior parte della Russia approvi l’operato di Putin".

La lettera Z che sta apparendo dappertutto non è il segnale di un sostegno a Putin?

"Sono le autorità che vogliono simulare un sostegno popolare. Come la svastica per i nazisti, la Z è il simbolo dell’imperialismo russo. La troviamo sugli autobus, sui taxi, sugli edifici: è un’operazione voluta dalle autorità, i responsabili delle amministrazioni locali hanno l’ordine di tracciarlo ovunque".

Le sanzioni hanno effetto sulla vita quotidiana in Russia?

"C’è scarsità di zucchero, carta, prodotti per l’igiene. I prezzi sono raddoppiati per computer e televisori. Ma gli effetti veri si vedranno solo fra qualche mese".

È ipotizzabile che Putin sia rovesciato? E da chi?

"I leader della dissidenza, primo fra tutti Alexei Navalny, sono stati neutralizzati. Gli oligarchi sono impotenti e si sono eclissati in Occidente. L’esercito russo è sorvegliato a vista dal KGB. Alcuni capi militari che avrebbero potuto contrastare Putin sono morti in strani incidenti. Quanto al popolo, ha paura e soprattutto ha la sensazione che anche rovesciando Putin la situazione non cambierebbe. C’è una grande depressione nel paese. Il Covid ha ucciso un milione di abitanti. Una guerra era l’ultima cosa di cui il popolo russo aveva bisogno".

Dunque Putin non ha niente da temere?

"Qualche motivo di preoccupazione ce l’ha. Ha incontrato una resistenza molto forte da parte dell’Ucraina e una risposta molto compatta da parte del mondo occidentale. Sul piano militare le cose non vanno come pensava: nei prossimi giorni, per esempio, dovrà mobilitare nuove migliaia di coscritti, e le madri di quei ragazzi non saranno per niente d’accordo. Poi c’è la situazione economica: fra un po’ le fabbriche saranno paralizzate per la mancanza di pezzi di ricambio e gli operai si troveranno senza lavoro. Ecco il vero pericolo: se ci sarà una rivolta non sarà per motivi ideologici, ma perché la gente non avrà più niente da mangiare".

L’Occidente ha reagito bene?

"Assolutamente sì. Non opporsi alla cannibalizzazione dell’Ucraina sarebbe stato un errore enorme. Putin si sarebbe sentito legittimato e avrebbe attaccato altri paesi come il Kazakhstan, la Moldavia, la Georgia, i Paesi baltici".