Giovedì 25 Aprile 2024

Due millimetri l'ora: misurata la velocità della morte cellulare

Studio della Standford University sul ritmo di autodistruzione programmata dei tessuti. L'indagine aiuterà a rallentare malattie come il cancro e l'Alzheimer

Cellule tumorali (Ansa)

Cellule tumorali (Ansa)

San Francisco, 14 agosto 2018 - Lenta ma inarrestabile, la morte di una cellula si propaga a una velocità precisa: due millimetri all’ora, 30 micrometri al minuto. Un fenomeno (per documentarlo sono state utilizzate uova di rana) misurato da ricercatori della Stanford University, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Science. La velocità con la quale si propaga l’autodistruzione dei tessuti è di trenta millesimi di millimetro al minuto. I fisiologi hanno eseguito la scansione dei cambiamenti cui vanno incontro le cellule quando si innescano condizioni che ne determinano la perdita di omeostasi detta apoptosi, una sorta di suicidio annunciato, di morte programmata, che avviene anche normalmente in forma limitata, quando alcune cellule perdono le caratteristiche fisiologiche adatte alla sopravvivenza e alla loro funzione, e si eliminano da sole per staccarsi dal resto in modo da preservare la parte sana dell’organismo.

“Se arriveremo a conoscere i processi che hanno a che vedere con la velocità con cui le cellule muoiono, o più precisamente il modo in cui muoiono, potremo ottenere cose incredibili per curare malattie come il cancro o l’Alzheimer”, hanno spiegato gli autori della ricerca, Xianrui Cheng e James Ferrell. La ricerca potrà sembrare strana o addirittura macabra, ma svela sorprendenti analogie con i criteri che regolano l’ecologia nel nostro pianeta, la zoologia e la dinamica della catena alimentare nei cinque continenti. A volte le cellule muoiono da sole, altre volte ricevono un segnale da cellule vicine, analogamente a quanto avviene con le popolazioni animali che si espandono o si riducono a seconda delle condizioni climatiche ambientali e delle risorse (nutrienti) dell’ecosistema.

Cheng e Ferrell hanno calcolato esattamente il ritmo con cui attraverso una cellula si propagano le trigger waves (onde scatenanti) cioè il segnale biochimico che mette in moto l’autodistruzione delle singole cellule. In media, un essere umano elimina in questo modo più di 50 miliardi di cellule al giorno (ad esempio gli strati superficiali di pelle e mucose, ma anche cellule del sangue e via dicendo, si rinnovano ciclicamente). Cellule che vengono in parte rimpiazzate da nuovi esemplari attraverso le staminali, anche se con l'invecchiamento i tessuti tendono a modificarsi in maniera caratteristica. A volte gli organismi anche giovani non riescono a eliminare le cellule vecchie, malate o impazzite, oppure autodistruggono i tessuti sani. In prospettiva, modificando questi meccanismi gli scienziati contano di sbarrare la strada ai tumori, incoraggiando le cellule immortali del cancro a immolarsi. Sperano anche di ritardare la scomparsa o il diradamento delle fibre nervose nei soggetti con neuropatie invalidanti come avviene nei soggetti a rischio Alzheimer.