Lunedì 14 Luglio 2025
REDAZIONE ESTERI

Il mistero delle scorte di uranio dell’Iran. “Gli Usa non hanno usato le Moab a Isfahan”. Aiea: le hanno spostate. E a Fordow si scava

Le bombe anti bunker non su Isfahan: troppo in profondità. Trump insiste: “Annientate le scorte di uranio arricchito”. Ma ieri ha anche chiesto al Teheran di consegnarle. Grossi, bandito oggi dagli impianti iraniani, è sicuro: sono facili da spostate, stanno nel bagagliaio di un’auto. Immagini satellitari mostrano scavi nel sito solo su Fordow: ipotesi del recupero dalle gallerie crollate

Il mistero delle scorte di uranio dell’Iran. “Gli Usa non hanno usato le Moab a Isfahan”. Aiea: le hanno spostate. E a Fordow si scava

Roma, 28 giugno 2025 - Nonostante i bombardamenti Usa su tre siti iraniani la sorte della scorte di uranio impoverito di Teheran resta un mistero. Secondo alcuni media, come il Financial Times, che citava due funzionari dell'intelligence Usa, i 408 chilogrammi di uranio arricchito al 60%, quindi prossimo al livello per uso militare, non sarebbero stati concentrati solo nel sito di Fordow al momento dell'attacco americano dello scorso fine settimana. E comunque si è ipotizzato, sempre sui media, che le scorte fossero state spostate prima degli attacchi. Ipotesi che hanno mandato su tutte le furie il presidente Donald Trump, il quale ha ribadito con forza l'annientamento del programma militare iraniano.

Il sito nucleare iraniano di Isfahan, troppo in profondità per le bombe Moab
Il sito nucleare iraniano di Isfahan, troppo in profondità per le bombe Moab

Le Moab non potevano raggiungere le scorte di Isfahan

Altro ipotesi riguarda il bombardamento con le Moab, forse insufficiente per raggiungere in profondità le gallerie dove erano stoccate le pericolose scorte. Ipotesi confermata arriva oggi anche dalla Cnn, che riporta quanto detto dal capo degli Stati Maggiori Riuniti, Dan Caine, in un briefing con i senatori Usa. Caine ha affermato che fin dall'inizio l'attacco prevedeva l'uso delle bombe Moab sui siti di Fordow e Natanz, mentre contro quello di Isfahan sono stati lanciati da un sottomarino missili Tomahawk perché comunque gli ordigni anti bunker non sarebbero stati efficaci per il livello di profondità di tale impianto.

Teheran aveva già un piano per spostare le scorte

Sarebbe, scrive la Cnn, la prima spiegazione del motivo per cui i militari americani non hanno sganciato le Massive Ordnance Penetrator contro il sito di Isfahan, nel centro dell'Iran. Mentre secondo Jeffrey Lewis, esperto di armamenti e docente del Middlebury Institute of International Studies, le immagini satellitari mostravano attività prima del raid, e che le scorte potrebbero essere state spostate, come ampiamente previsto anche dalle agenzie di intelligence degli Stati Uniti: Teheran aveva un piano per spostare la propria scorta di uranio arricchito in caso di attacco già prima dei raid. E che se non ci fossero riusciti, l'esercito iraniano ne avrebbe sigillato gli ingressi.

Trump ha minacciato Teheran di consegnare le scorte  (Ma non erano distrutte?) 

Trump, oltre minacciare i giornalisti che hanno ipotizzato ciò, ha sostenuto che "nulla è stato portato via: troppo lento, troppo pericoloso e troppo pesante da spostare". Ma lo stesso presidente ieri, rivendicando il successo dell'attacco, ha anche minacciato di imporre a Teheran di consegnare queste scorte fantasma, quindi involontariamente ammettendo che probabilmente i suo B-2 non fossero riusciti a fare piazza pulita dell’uranio impoverito iraniano.

Aiea sicura: uranio impoverito spostato in più siti 

Di una distribuzione delle scorte in vari siti ne ha parlato anche il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, che ha dichiarato che Teheran aveva informato gli ispettori della propria intenzione di trasferire il materiale in caso di minaccia. E che non sarebbe stato "pesante e pericoloso" come detto dal tycoon, perché contenitori usati, ha aggiunto Grossi, erano talmente piccoli da poter "stare nel bagagliaio di un'auto". Grossi in più ha espresso dubbi sul fatto che la maggiora parte delle scorte fosse a Fordow, come sottolineato da Trump, o di come sostengono altre fonti, a Natanz: l'Aiea sostiene che la maggior parte fosse stoccata a Isfahan. E proprio lì, nei giorni precedenti all'attacco statunitense, sarebbero stati avvistati veicoli in entrata e in uscita dai laboratori. Grossi ha affermato: "Non so se l'hanno spostata tutta, ma le prove indicano che ne hanno trasferita una buona parte". Cosa che risulterebbe anche ad alcuni funzionari europei, citati dal New York Times.

Grossi bandito dai siti nucleari iraniani

Grossi così non è in cima alle preferenza di Washington, ed è anche inviso all'Iran, che lo ha accusato di complicità negli attacchi statunitensi ai siti nucleari di Natanz, Fordow e Isfahan. In una lettera il capo dell'Organizzazione per l'Energia Atomica dell'Iran (Aeol), Mohammad Eslami, puntava il dito per "l'inazione e la complicità da parte sua in un crimine così sfacciato, attraverso gli organismi internazionali". E oggi il bando dai siti nucleari: Teheran non permetterà più a Rafael Grossi di visitare i suoi impianti nucleari, né permetterà l'installazione di telecamere di sorveglianza nelle strutture, ha annunciato Hamid Reza Haji Babaei, vicepresidente del Parlamento iraniano, citato dall'agenzia Mehr.

Immagini satellitari: si scava a Fordow

Detto che potrebbero volerci anni prima che gli impianti nucleari danneggiati tornino pienamente operati, specie le centrifughe di Fordow, che sembrano essere inutilizzabili, resta il giallo: dove sono queste scorte? Quante ne sono rimaste dopo i bombardamenti? Probabilmente la risposta è nel mezzo, infatti immagini satellitari Maxar pubblicate dal media di opposizione, Iran international, come in precedenza avevano mostrato mezzi in uscita dei siti nucleari prima dell'attacco, ora svelano che dopo il bombardamento macchinari per scavi e movimento terra sarebbero al lavoro almeno nel sito nucleare di Fordow. Secondo il canale israeliano Channel 12, le immagini potrebbero mostrare tentativi di estrarre uranio per uso militare rimasto nelle gallerie sotto le macerie.