Giovedì 25 Aprile 2024

Migranti, la Sea Watch può entrare nelle acque di Malta

La Valletta concede riparo alla ong ma nega l'autorizzazione ad attraccare. L'odissea dei 32 migranti a bordo è iniziata il 22 dicembre

SeaWatch, una delle ong impegnate nel Mediterraneo (Epa Ansa)

SeaWatch, una delle ong impegnate nel Mediterraneo (Epa Ansa)

Roma, 2 gennaio 2019 - La nave SeaWatch 3 con 32 migranti issati a bordo il 22 dicembre è stata autorizzata ad avvicinarsi al porto de La Valletta. Lo riferisce il Times of Malta. Dopo una serie di dinieghi il nulla osta a entrare nelle acque territoriali, secondo le fonti informative, è stato concesso in quanto l’équipe sanitaria incaricata del sopralluogo ha riferito che le condizioni di salute delle persone a bordo erano precarie. Diversi occupanti lamentano mal di mare, le scorte di acqua e alimenti scarseggiano. SeaWatch 3 è entrata in acque maltesi poco prima del tramonto, in scia è entrata pure un’altra imbarcazione del gruppo delle ong, la Sea-Eye, che con a bordo 17 migranti. Alle due imbarcazioni, precisano le autorità, è stato concesso il permesso di cercare riparo in rada, nelle acque prospicenti il porto, ma è negato il permesso di attracco.  

Gli scafi delle ong tedesche hanno affrontato condizioni meteo avverse con mare mosso. “Da undici giorni senza un porto, è l’odissea di Capodanno“, ha scritto ultimamente su twitter l'equipaggio di SeaWatch. “La legge dice chiaramente che il tempo che le persone devono trascorrere in mare, dopo essere state tratte in salvo da una situazione di stress, deve essere ridotto al minimo“, sostiene da parte sua Jan Ribbeck, capo missione sulla nave di Sea-Eye. Le due organizzazioni avevano anche invano chiesto aiuto alla Germania. Già nei giorni scorsi Unhcr e Save The Children avevano lanciato appelli affinché si concedesse con urgenza un porto sicuro. Nel frattempo SeaWatch ha pubblicato l’elenco dei paesi e delle istituzioni che avrebbero negato aiuto: Malta, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Ue. Un chiaro segnale, visto che gli appelli ormai cadono nel vuoto da tutte le sponde. L’Olanda si è offerta di farsi carico di una parte dei profughi purché altre nazioni europee facciano la loro parte.

SeaEye continua a oltranza la campagna di search e rescue sostenendo che i volontari si rifiutano di consegnare le persone soccorse al personale della Guardia costiera libica perché nei porti nordafricani si verificano “violazioni delle leggi internazionali“. Lo scorso 28 dicembre la nave di un’altra ong, la spagnola Open Arms, dopo lunghe peregrinazioni infruttuose nel Mediterraneo era approdata in Spagna, nel porto di Algesiras, con a bordo 310 migranti recuperati una settimana prima.