Netanyahu: "Migranti da Israele in Italia". Poi si corregge

Il premier israeliano: "C'è l'accordo con l'Onu per la redistribuzione". Subito l'alt della Farnesina: "Nessun patto con Roma". E lui fa retromarcia: "L'Italia era solo un esempio"

Israele, migranti africani manifestano a Tel Aviv (Ansa)

Israele, migranti africani manifestano a Tel Aviv (Ansa)

Roma, 2 aprile 2018 - C'è anche l'Italia tra le mete citate da Netanyahu per la ridistribuzione dei migranti africani che nei prossimi cinque anni dovranno lasciare Israele in base a un'intesa raggiunta con l'Onu. Il premier israeliano ha annunciato alla tv pubblica di avere firmato un accordo con l'Unhcr (l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Accordo "senza precedenti" che "permetterà di fare uscire da Israele 16.250 migranti verso Paesi sviluppati come Canada, Germania e Italia". Ma subito arriva l'alt della Farnesina: "Non c'è nessuno accordo con l'Italia nell'ambito del patto bilaterale tra Israele e l'Unhcr". Pochi minuti dopo l'entourage di Netanyahu è costretto a correggere il tiro: "L'Italia era solo un esempio di un paese occidentale: il primo ministro non intendeva in modo specifico l'Italia", ha detto una fonte vicina al premier, mettendo un freno alle polemiche già montate. 

LE POLEMICHE - "Di prenderci una quota dei 16mila immigrati clandestini africani" da Israele "non se ne parla", tuona il senatore della Lega Roberto Calderoli. "Ma ci siamo dimenticati che l'Italia ha già 600mila clandestini da espellere?". Dalle fila di Forza Italia si fa sentire Maurizio Gasparri: "Bisogna opporsi e anzi chiedere che altri semmai prendano profughi approdati in Italia. Il Parlamento dica no subito". Il tutto mentre ancora si discute del blitz francese a Bardonecchia. 

LA 'VIRATA' DI NETANYAHU - A gennaio in Israele era stato presentato un programma per espellere i migranti entrati illegalmente nel Paese che sarebbe dovuto cominciare nei prossimi giorni: ai migranti doveva essere data la possibilità di scegliere se abbandonare volontariamente il territorio o affrontare una detenzione indefinita con eventuale espulsione forzata. L'idea iniziale, molto contestata e temporaneamente bloccata dalla Corte Suprema, era quella di rispedirli in Africa, in Ruanda o Uganda. Oggi Netanyahu annuncia a sorpresa il cambiamento di rotta, parlando di un accordo con l'Onu per una redistribuzione nei Paesi occidentali.

Secondo le cifre del ministero dell'Interno, attualmente vivono in Israele 42 mila migranti africani, metà dei quali bambini, donne o uomini con famiglie. Si tratta principalmente di sudanesi ed eritrei.