
Erik e Lyle Menendez, i due fratelli condannati all’ergastolo per l’omicidio dei genitori nel 1989
Ponchia
Quando leggiamo la parola fine sull’ultimo episodio di una serie tv alziamo comunque le antenne: il prossimo è sempre in agguato, magari non nella finzione ma nella realtà. Quel vago senso di incompiuto deve avere sfiorato chi ha seguito (su Prime Video nel 2021 e su Netflix nel 2022) le vicende balorde di Lyle e Erik Menendez, i fratelli californiani che nel 1989 massacrarono i genitori e furono per questo condannati all’ergastolo. Conclusione processuale inappellabile, opinione pubblica risvegliata e perplessa su una vicenda che senza il ripescaggio sarebbe rimasta sepolta nella memoria come nei 35 anni precedenti. Marciscano pure in galera, se lo meritano.
E però, poverini: ne hanno passate tante, hanno ucciso ma confessato. In fondo fanno simpatia, quei due. E una seconda chance non si nega a nessuno, soprattutto se è riuscito a inchiodarti allo schermo una sera dopo l’altra diventando quasi uno di famiglia. I fratelli Menendez sono stati perdonati dai parenti, appoggiati da Kim Kardashian e adesso hanno ottenuto la riduzione della pena, trovandosi di fatto a un passo dalla grazia. Secondo il giudice i due disgraziati orfani non rappresentano più un rischio per la società, potrebbero tornare presto in libertà vigilata. Una buona sceneggiatura fa audience e a volte anche miracoli.