Sabato 12 Luglio 2025
ANTONELLA COPPARI
Esteri

Meloni "Evitare l’escalation"

La premier sente Trump e Netanyahu. Blindati i siti sensibili in Italia. .

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, assieme all’omologa Giorgia Meloni

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, assieme all’omologa Giorgia Meloni

La tensione è alle stelle, l’attività è frenetica, a sera i telefoni della premier e del ministro degli Esteri sono bollenti, e tuttavia l’instancabile lavorio restituisce una sensazione di smarrimento e impotenza. È vero a Roma, ma è altrettanto vero in tutte le capitali europee. Che l’eventualità di un attacco fosse concreta lo sapevano tutti e il ministro della Difesa, Guido Crosetto lo dice fuori dai denti: "Eravamo in allerta da giorni". Ma nessuno se l’aspettava cosi vicino e nessuno in Europa era stato avvertito. Ad annunciarlo sono state le bombe israeliane che piovevano sull’Iran. Antonio Tajani lo ammette senza perifrasi al termine del vertice convocato per il primo pomeriggio dalla premier: "Si sapeva che ci sarebbe stato un attacco, ma ritenevo che Israele avrebbe dato un’altra possibilità ai colloqui Iran-Usa. Noi non siamo stati informati, solo gli Stati Uniti sono stati informati". Colto di sorpresa, preoccupato per una situazione che può sfuggire di controllo, il governo può solo concentrarsi sulla protezione degli italiani in Iran e sulla difesa degli obiettivi "sensibili" sul territorio nazionale. Oggetto di una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza convocata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Viminale. L’ambasciata a Teheran ora non sarà sgomberata, i 450 italiani residenti in Iran sono stati avvertiti, è opportuno che tornino il prima possibile, il governo si impegna a facilitare il rimpatrio quando riapriranno gli aeroporti. Obiettivi sensibili in Italia sono le sinagoghe, i luoghi di cultura e le scuole ebraiche, gli aeroporti perché nessuno si è dimenticato i sanguinosi attentati del passato, ma vanno protetti anche obiettivi iraniani. E resta alto l’allarme per il potenziale aumento di cyberattacchi.

Il comunicato diramato alla fine della videocall presieduta da Meloni (anche lei collegata da remoto: oggi parte per il G7 in Canada, dove l’agenda sarà dominata dalla nuova crisi) con i due vicepremier, Tajani e Salvini, i ministri direttamente interessati (Piantedosi, Crosetto, Giancarlo Giorgetti), i sottosegretari alla presidenza Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano, i vertici dei servizi, non va oltre l’enunciazione di ovvietà: impegno massimo per facilitare le trattative tra Usa e Iran sul nucleare, sforzo a tutto campo per favorire la de-escalation, convocazione permanente del coordinamento per essere pronti in ogni momento ad "adottare le misure che si rivelino necessarie".

È la campagna per la de-escalation che rende instancabili le attività telefoniche di Meloni e Tajani. Lei in mattinata parla con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e, naturalmente, con Donald Trump per poi puntare sui paesi mediorientali. Tajani contatta l’omologo israeliano, iraniano, dell’Oman per poi fare il punto con Francia, Germania, Gran Bretagna. L’obiettivo è semplice e insieme difficilissimo: una posizione comune dell’Europa, da un lato, per convincere Netanyahu a abbassare il volume di fuoco e non impegnarsi in una guerra lunga, dall’altro lato spingere gli iraniani a reagire sì, ma non in modo tale da rendere la crisi irreversibile. Ecco perchè nella conversazione serale con lo stesso premier israeliano, Meloni condivide la necessità di assicurarsi "che l’Iran non possa dotarsi dell’arma nucleare", auspica il successo della diplomazia Usa, e sottolinea la necessità dell’assistenza umanitaria a Gaza. Con i leader della regione – dal principe ereditario dell’Arabia saudita al re di Giordania – invece ragiona su come uscire dalla crisi.

La maggioranza cerca di non fare propaganda. Solo Tajani polemizza un po’: dando la disponibilità a riferire in Parlamento, se la prende con l’opposizione per "essersi svegliata tardi". "Accuse surreali", replica il centrosinistra. Il ministro sarà di fronte alle commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato stamani ma sperare che finisca a tarallucci e vino sarebbe chiedere troppo.