
Il gesto affettuoso di Meloni all'incontro con Zelensky
Roma, 29 luglio 2023 – Lo ha fatto con Macron, almeno due volte con Zelensky, una di nascosto con Elly Shlein, con Bonaccini, con Biden, persino con Ursula von der Leyen che per certe cose non sembra portata. Con il primo ministro albanese Rama, nella foga del contatto fisico, ci è quasi scappato il casquet. Buttarsi al collo del Papa ancora no, ma sarà questione di tempo. Intanto gli ha toccato il braccio in segno di affetto. Giorgia Meloni appena può abbraccia. Può stare composta davanti al picchetto d’onore fino a un secondo prima, finché scatta qualcosa e arriva la stretta, con o senza bacio sulle guance. Si è esercitata per anni in Italia, dove sulle irruzioni fisiche di quel tipo si stende un velo di indulgenza, siamo fatti così, lasciamo parlare il cuore. Ma è riuscita a imporre anche all’estero, dove sono parecchio più rigidi, la diplomazia dell’empatia, basta rivedere il video in cui il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak sembra ipnotizzato dalla sua presenza e in pratica le fa quasi una dichiarazione d’amore.

Oltre il protocollo, a dispetto delle ingessature. Erede di Berlusconi? Sì e no. Perché Silvio appena alzava un dito e magari due veniva impallinato, mentre lei riesce a fare sembrare la politica estera una cosa semplice, una rimpatriata fra vecchi amici. "Nell’abbraccio tutto rimane sospeso – scriveva Roland Barthes – il tempo, la legge, la proibizione. Niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati". Sarà quello, sarà che le viene spontaneo, sarà che per gli indigeni sudamericani quando abbracciamo qualcuno in modo sincero guadagniamo un giorno di vita. Di fatto a colpi di abbracci la nostra premier comunica questo ai potenti della terra: tu non sei una minaccia, non ho paura a starti vicino, posso rilassarmi e se ci riesci rilassati anche tu. Con Macron ha funzionato. Dopo svariate offese di ministri francesi, un abbraccio e due sfioramenti di viso hanno sciolto il capo dell’Eliseo, che al summit del Consiglio d’Europa a Reykjavik ha spento il fuoco fra Roma e Parigi riconoscendo che no, madame non può essere lasciata sola sotto la pressione dei flussi migratori.
Empatia, parola che si gioca il podio con resilienza quanto ad abusi. Nel saggio La civiltà dell’empatia Jeremy Rifkin la esalta. Non è escluso che presto le competenze emotive saranno insegnate a scuola. Eppure c’è chi invita a diffidare delle persone empatiche. Una ricerca dimostra che sono anche quelle socialmente e politicamente più polarizzate, e fin qui. Ma sono anche quelle che fanno scattare il cosiddetto "effetto Lucifero": proteggono l’immagine "buona" di se stesse e del proprio gruppo con l’intento subdolo di distruggere tutti gli altri. Giorgia Meloni sospetti di questo tipo non ne ha ancora sollevati, a parte la malizia social per l’abbraccio e l’essere stata sorpresa mano nella mano con Joe Biden durante la fine anticipata (causa alluvione) del G7 a Hiroshima. Un Tweet su tutti: "Perché questi neoliberisti vogliono mostrare la loro vicinanza a una fascista? Biden nemmeno ricorda che la Meloni è pro Trump".
E in questo stanno la trasversalità e la potenza del gesto. Zelensky oh caro. E caro Bonaccini, cara Elly, cari tutti gli alluvionati cui sembra un’apparizione mariana quando si manifesta in coda di cavallo, camicia verde e stivaloni mentre un attimo prima era in Giappone. Ad Addis Abeba, in visita alla scuola italiana Galielo Galilei, ricorda lady Diana per come abbraccia e viene abbracciata dai bambini. Per non dire, sempre al G7, dell’intesa con la presidente della Commissione europea von Der Leyen. Dopo il presidente americano e quello ucraino abbraccia anche lei e la fa ridere di gusto. Vestono entrambe di rosa, praticamente si fondono.