Roma, 29 aprile 2025 – Entrando nella Nato Finlandia e Svezia cercavano maggiore sicurezza ma hanno sbagliato il loro calcoli. Parafrasando, è quello che ha detto oggi Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, nonché braccio destro da decenni di Vladimir Putin. L’ex presidente della Federazione, cresciuto nel soviet di San Pietroburgo, proprio al fianco di Putin, non è nuovo a dichiarazioni roboanti dove minaccia e propaganda convergono. Nelle affermazioni riportate oggi dall’agenzia di stato Ria Novosti, Medvedev chiama in causa i Paesi scandinavi, che hanno fatto il loro ingresso nell’Alleanza Atlantica tra il 2023 e il 2024, tornando ad agitare lo spettro del nucleare, arma – finora retorica – spesso e volentieri brandita da Mosca.

"Non c'è un singolo Stato la cui sicurezza verrebbe rafforzata dall'adesione alla Nato – è l’affondo del vicepresidente del Consiglio di sicurezza –. Un chiaro esempio è la Polonia, i Paesi Baltici e, più recentemente, la Finlandia e la Svezia, che ora si trovano in un blocco che ci è ostile”.
Questo significa, aggiunge, “che sono diventati automaticamente un bersaglio per le nostre Forze armate, con possibili attacchi di ritorsione e persino una componente nucleare o misure preventive nell'ambito della dottrina militare”. Infine la domanda sarcastica: “Che tipo di sicurezza hanno ricevuto?”
Medvedev ne ha anche per gli altri “Paesi occidentali”, Italia inclusa. “Nei primi anni post-sovietici - ha affermato Medvedev, sempre citato dall'agenzia Ria Novosti - ci siamo fidati troppo di coloro di cui non bisognava affatto fidarsi, che non meritavano la nostra fiducia". Nell’elenco cita Stati Uniti, Gran Bretaglia, Francia, Germania e, appunto, Italia.
Sull’attualità stretta della guerra in Ucraina, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza ha ribadito che “l’operazione militare speciale” (così fin dall'inizio Mosca ha ribattezzato l’invasione), deve essere portata a termine “con una vittoria”. “Dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev – dice recitando la solita propaganda russa – ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”. “Neonazista” è Zelensky, secondo Medvedev, che del capo del governo ucraino recita il suo personale De profundis: “Quando il capo di uno Stato, anche uno così particolare come l'Ucraina, e un tipo così patologico come questo personaggio, si vanta di queste cose, significa solo una cosa: che alla fine anche lui finirà nel modo più triste”.