Mazzata Samsung: eredità da 9 miliardi (di tasse)

Dopo la morte del presidente, la famiglia deve sborsare l’imposta di successione più alta della storia coreana. E cedere 23mila opere d’arte

Il magnate Lee Kun-hee, morto l’anno scorso a 78 anni. Dietro, il figlio Lee Jae-yong, 52

Il magnate Lee Kun-hee, morto l’anno scorso a 78 anni. Dietro, il figlio Lee Jae-yong, 52

In cambio di un Picasso tutto è perdonato. La moglie e i figli di Lee Kun-hee, ex-presidente del colosso sudcoreano dell’elettronica Samsung (che nel 2020 ha registrato ricavi per 211 miliardi di dollari), hanno annunciato che verseranno oltre 12mila miliardi di won, corrispondenti a 9 miliardi di euro, in cinque anni allo Stato come tassa di successione: si tratta di circa il 60% sull’asse ereditario.

La cifra, tra le più grandi nella storia del Paese e al mondo, è tre o quattro volte il gettito incassato dal governo dalla tassazione sull’immobiliare sudcoreano lo scorso anno. Dove trovare una cifra del genere? Dalla collezione di opere d’arte del defunto. Donando al Museo nazionale d’arte contemporanea le 23mila opere della collezione di Lee Kun-hee – tra cui tele di Pablo Picasso, Marc Chagall, Paul Gauguin, Claude Monet, Joan Miró, Salvador Dalì, ma anche dipinti coreani e altri beni culturali designati come tesori nazionali – la famiglia ridurrà drasticamente l’importo dovuto al fisco, perché sul patrimonio artistico ceduto non pagherà tasse di successione.

Oltre a questo, la famiglia Lee donerà anche mille miliardi di won (900 milioni di dollari) per aiutare a finanziare la ricerca sulle malattie infettive e il trattamento per i bambini affetti da cancro e malattie rare e la creazione di un nuovo ospedale. La vedova e i figli di Lee Kun-hee prevedono di suddividere il pagamento in sei rate in cinque anni, a partire da questo mese. "È nostro dovere civico e responsabilità pagare tutte le tasse", hanno affermato gli eredi in una dichiarazione. Liquidare quanto dovuto al fisco è fondamentale per la famiglia Lee, per mantenere il controllo sull’impero di Samsung, che si estende dai semiconduttori agli smartphone, dalle costruzioni alla cantieristica e alle assicurazioni.

Lee Kun-hee, che ha governato il decollo mondiale di Samsung Electronics ed è stato l’uomo più ricco del Paese, è morto il 25 ottobre 2020 a 78 anni, lasciando un patrimonio stimato in 22mila miliardi di won, pari a 16,4 miliardi di euro. Il defunto Lee possedeva il 4,18% di Samsung Electronics, tra i maggiori produttori mondiali di chip di memoria per computer e smartphone, ma deteneva anche partecipazioni in affiliate che collettivamente possedevano una quota maggiore della sua nella società di elettronica. Queste facevano parte di una complessa struttura azionaria che ha permesso a Lee e alla sua famiglia di esercitare un ampio controllo sul gruppo.

Nel comunicato stampa Samsung non ha menzionato come la moglie e i figli di Lee avrebbero diviso i suoi beni tra di loro, e si ipotizza che non abbiano ancora raggiunto un accordo finale. La maggior parte degli analisti ritiene che le azioni di Lee saranno distribuite in modo da rafforzare la leadership del suo unico erede aziendale, il figlio Lee Jae-yong, il capo de facto di Samsung Electronics, che attualmente sta scontando una pena detentiva per corruzione e altri crimini. Gli altri figli di Lee sono Lee Boo-jin, ceo della catena di hotel di lusso Shilla di Samsung, e Lee Seo-hyun, che dirige la Samsung Welfare Foundation.