Martedì 16 Aprile 2024

Marò, verso la parola fine: la procura chiede l'archiviazione. Le tappe del caso

"Prove insufficienti" per processare i fucilieri di Marina. Latorre: "Voglio stringervi tutti". Girone: "Spero che il caso si concluda presto"

I fucilieri di Marina Girone e Latorre

I fucilieri di Marina Girone e Latorre

Roma, 9 dicembre 2021 - Si scioglie l’incubo dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I marò furono sospettati di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori del Kerala indiano che si stavano avvicinando troppo alla petroliera Enrica Lexie, l’imbarcazione che i militari dovevano proteggere dai pirati. Il procuratore di Roma Michele Prestipino e il sostituto Erminio D’Amelio hanno chiesto al Gip l’archiviazione delle accuse nei confronti di Latorre e Girone, perché gli accertamenti fatti in India come l’autopsia o le prove balistiche non sono utilizzabili.

I pescatori

I corpi dei due deceduti, Valentine Jelestine, 45 anni, e Ajish Pink, 25, sono stati cremati. La cosiddetta perizia balistica indiana fu fatta con regole che non sono quelle italiane. Nel 2012 i giudici di Roma avevano aperto un fascicolo di indagini per omicidio volontario affidato a D’Amelio. In luglio i due marò erano stati interrogati per la seconda volta dopo quella del 3 gennaio 2013. In quell’anno i magistrati capitolini avevano disposto una perizia su un computer e su una macchina fotografica che erano a bordo della Enrica Lexie. Massimiliano Latorre è entusiasta: "Ora voglio stringervi tutti e non solo virtualmente, ma fisicamente, perché non ho dimenticato quanto vi siete spesi per noi". La moglie Paola Moschetti esprime emozione, commozione e felicità per la fine di un incubo durato dieci anni. "Sono contento di apprendere questa notizia – commenta Salvatore Girone - e attendo fiducioso. Auspico in tempi brevi la conclusione del caso".

L'odissea

Il 15 giugno la Corte Suprema di Nuova Delhi aveva decretato la fine della procedura giudiziaria fissando però un indennizzo di cento milioni di rupie (1,1 milioni di euro) che l’Italia ha dovuto sborsare alle famiglie di Jelestine e di Pink. La cosiddetta perizia balistica indiana è stata, a dir poco, un atto fantomatico e discutibile. Non risulta che qualcuno abbia cercato tracce di ossido di carbonio sulla canna delle armi e sugli otturatori. È  la prova più banale per capire subito quali fucili hanno esploso colpi. I due 'osservatori' italiani ammessi alle prove di sparo con le armi dei marò non furono autorizzati a chiedere ulteriori accertamenti. Erano i maggiori del Racis dei carabinieri Luca Flebus e Paolo Fratini. Successivamente hanno dichiarato che hanno potuto assistere solo alle prove di sparo e all’apertura dei plichi. In pratica non sono stati messi nelle condizioni di appurare se i proiettili che in seguito e comunque non in loro presenza avrebbero dovuto essere esaminati dagli indiani al microscopio comparatore (per rilevare le rigature, la firma individuale di ogni arma) erano davvero quelli estratti dai corpi delle vittime o ogive di altra origine.

Le contraddizioni

Il perito balistico indiano N.G. Nisha concluse che le pallottole mortali erano state esplose "da fucili calibro 5 e 56 ad alta velocità, dall’alto verso il basso e da grande distanza". La sua perizia è del 19 aprile 2012. I sequestri a bordo della petroliera Enrica Lexie si sono conclusi il 25 febbraio, si legge nelle carte depositate dall’India. C’è stato tutto il tempo per sparare con i mitra dei marò e per recuperare proiettili. Così le pallottole mortali si sono miracolosamente ridotte dal calibro 7 e 62, descritto con le dimensioni delle ogive dall’autore dell’autopsia, al calibro 5,56 indicato dalla perizia balistica di Nisha, la misura standard dei proiettili Nato e quindi anche di quelli italiani. Avendo sparato subito con tutti e sei i fucili e con i due mitra dei marò gli indiani avevano un gran numero di ogive e di bossoli italiani. Sostituire i proiettili originali con altri sarebbe stato facile e fattibile.

L'orario

Un altro cumulo di contraddizioni è la questione dell’orario al quale è avvenuto il fatto. Alle 23 del 15 febbraio nel porto di Neendakara approda il peschereccio Saint Antony. Il comandante Freddy Bosco dichiara al canale televisivo locale 'Venad News' che ha avuto un incidente nel quale sono stati uccisi i suoi marinai, Jelestine e Pink. Dice che il fatto è accaduto alle 21.30, ora indiana, ossia 5 ore e mezzo dopo l’assalto fallito alla Enrica Lexie e un’ora e mezzo prima dell’arrivo a Neendakara. Un cronista gli contesta che si sta sbagliando, ma lui insiste: "No, 21.30". Sul molo c’è anche il sottoispettore della polizia costiera J. Shaji. L’agente non accenna la minima reazione e tace la circostanza anche quando il suo superiore, l’ispettore capo R. Jayara, raccoglie la testimonianza di Bosco che cambia l’orario e lo sposta alle 16.30. Nel video di 'Venad News' uno dei due uccisi ha un braccio sollevato e teso. Secondo gli esperti quella rigidità cadaverica si manifesta solo 10-12 ore dopo la morte. L’autopsia del professor K. Sasikala constata rigormortis solo nelle mascelle, nelle ginocchia e nelle caviglie di Pink. Rileva anche tenui gocce di sangue post mortem sulla schiena, non fisse. La stessa considerazione vale anche per Jelestine. Secondo un anatomo-patologo che abbiamo interpellato è una condizione che si manifesta solo tredici ore dopo il decesso.  È quindi molto probabile che Bosco si riferisca alle 21.30 del giorno prima, il 14 febbraio.

L'autopsia

Il 16 febbraio il professor K. Sasikala, docente associato di medicina legale all’Istituto di Medicina legale di Thiruvananthapuram, esegue l’autopsia. Dai corpi estrae due proiettili. Curiosamente e in modo del tutto irrituale non indica il calibro, ma la lunghezza e due circonferenze delle pallottole. Il colpo recuperato dal corpo di Jelestine è lungo 3,1 centimetri, la circonferenza sotto la punta è 2,0 centimetri e quella 'sopra la base' 2,4 centimetri. Sono cifre compatibili con un calibro 7 e 62 e non con il calibro 5 e 56 dei sei fucili Beretta Ar 70/90 e dei due mitra Fn minimi in dotazione ai marò. Sono di calibro 7 e 62 i mitra sovietici Pk montati sugli Arrow Boat della marina dello Sri Lanka. Il Saint Antony era registrato nello stato indiano del Tamil Nadu, che si affaccia sul braccio di mare che divide l’India dallo Sri Lanka. Freddy Bosco, il comandante, abita nel Tamil Nadu. Molti pescatori indiani di tonni sono stati uccisi da motovedette cingalesi. Un sito intitolato 'Save Tamil Nadu Fishermen' nel 2011 aveva già censito 500 uccisi dalla Guardia Costiera dello Sri Lanka e che accusava di inerzia il governo di Nuova Delhi. Il problema era molto caldo e citato spesso nella campagna elettorale per le elezioni suppletive del Kerala, decisive per il Partito del Congresso di Rahul Gandhi, alla vigilia delle quali i marò italiani furono catturati. L’incidente che fu imputato a Latorre e Girone potrebbe essere avvenuto il giorno prima e nel braccio di mare che divide lo stato indiano del Tamil Nadu dallo Sri Lanka.