Mali: rapiti tre italiani. Coppia di sessantenni e figlio originari di Potenza

Faernesina conferma il sequestro. Le persone sequestrate sono Rocco Antonio Langone, Maria Donata Caivano e Giovanni Langone. Rapito anche un cittadino togolese. In azione un commando di quattro persone del gruppo qaedista Jnin. La Congregazione dei Testimoni di Geova in Italia. "Nessun missionario in quel Paese"

Soldati francesi in Mali (foto generica)

Soldati francesi in Mali (foto generica)

Roma, 20 maggio 2022 - Una famiglia italiana di Testimoni di Geova composta da tre persone è stata rapita in Mali da un commando armato di quattro uomini. A quanto apprende l'Adnkronos, le persone sequestrate, tutte originarie di Potenza, sono: Rocco Antonio Langone, 64 anni, la moglie Maria Donata Caivano, 62 anni e il loro figlio Giovanni, 43 anni. Insieme ai tre cittadini italiani, è stato rapito anche un uomo di nazionalità togolese. La Farnesina ha confermato il sequestro. 

Il commando, i cui membri dovrebbero appartenere al gruppo di terroristi qaedisti del Jnim, acronimo per Gruppo d'appoggio all'Islam e ai musulmani, sarebbe entrato in azione giovedì sera a bordo di di una Toyota al confine con il Burkina Faso, nel villaggio di Sicninca, nel distretto di Koutiala, a 270 chilometri della capitale Bamako. Durante il blitz non sarebbe stato aperto il fuoco. Secondo quanto riferito dall'Adnkronos, i connazionali non erano registrati nell'Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero.

La famiglia italiana, residente in Lombardia nel Milanese, dove Rocco Antonio Langone si era trasferito una quarantina di anni fa, viveva in Mali da diversi anni, dove avevano acquisito anche un secondo cognome. Si sentivano al sicuro nonostante risiedessero in un'area molto pericolosa e nonostante usassero nomi locali. L'Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, competente anche per il Mali, la coppia di italiani non era sul posto per conto del movimento religioso. "Attualmente non abbiamo alcun missionario, alcun religioso, Testimone di Geova in Mali", ha detto per telefono all'Ansa da Dakar un portavoce dell'Associazione

La sede centrale della Congregazione dei testimoni di Geova in Italia aveva prima confermato che "non ci sono nostri missionari inviati in quel Paese", non escludendo "che qualcuno a titolo personale sia andato in Mali per aiutare le comunità locali. Ma noi non ne siamo a conoscenza, non abbiamo informazioni a riguardo".

​La situazione in Mali

Sono anni che il Mali è una polveriera. Dal 2012 il Paese è teatro di attacchi compiuti da gruppi jihadisti legati ad Al-Qaeda e all'Isis, oltre che di violenze di ogni tipo perpetrate da milizie e banditi che si proclamano formazioni di autodifesa.

Questa violenza, iniziata nel nord nel 2012, si è estesa al centro, poi al vicino Burkina Faso e al Niger causando migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia di sfollati, nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e africane. Un giornalista freelance francese di 47 anni che vive e lavora in Mali dal 2015, Olivier Dubois, è stato rapito nel Paese più di un anno fa. Era stato lui stesso ad annunciare il proprio sequestro in un video trasmesso sui social network il 5 maggio 2021: aveva spiegato di essere stato rapito l'8 aprile a Gao (nord) dal Gruppo di supporto per l'Islam e i musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del Sahel, legata ad Al-Qaeda e guidata dal leader tuareg maliano Iyad Ag Ghaly. Il 13 marzo scorso era circolato sui social un video che mostra un uomo che sembra essere il giornalista francese e che si rivolge ai suoi parenti e al governo di Parigi.