Lunedì 14 Luglio 2025
REDAZIONE ESTERI

Il magma risale sotto l’Africa: possibile la nascita di un nuovo oceano

Eccezionale scoperta di due studi internazionali che rivelano la formazione di un nuovo oceano in decine di milioni di anni per effetto della separazione di 3 placche

La mappa pubblicata su Communications Earth & Environment

La mappa pubblicata su Communications Earth & Environment

Roma, 26 giugno 2025 – L'evoluzione geologica dell'Africa orientale, con la risalita del magma sotto l'Etiopia, nella zona del triangolo dell'Afar, a un ritmo cadenzato dalla separazione di tre placche tettoniche potrebbe portare alla nascita di un nuovo oceano. E’ quanto emerge da due ricerche internazionali pubblicate sulle riviste Communications Earth & Environment e Nature Geoscience, alle quali l'Italia ha partecipato con l'università di Pisa. “Questi due studi ci permettono di osservare con chiarezza un processo geologico di portata enorme: la formazione di un nuovo oceano, anche se naturalmente si parla di tempi geologici molto lunghi, dell'ordine di decine di milioni di anni”, osserva la geologa Carolina Pagli del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa.

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"I nostri dati – spiega la ricercatrice – mostrano che la risalita di materiale caldo dal mantello è profondamente connessa ai movimenti delle placche che causano l'apertura della crosta terrestre. Questo movimento non solo fa ‘strappare’ la crosta, ma condiziona anche la risalita dei magmi. È un cambio di prospettiva importante, che migliora la nostra comprensione dei grandi processi geologici e dei processi sismici e vulcanici nelle aree soggette al fenomeno”. Il primo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, è stato condotto da un team italo-britannico con la partecipazione di Anna Gioncada e Carolina Pagli dell'Università di Pisa e di Gianmaria Tortelli dell'Università di Pisa e di Firenze.

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I ricercatori hanno ricostruito l'evoluzione del rift, ossia la frattura nella crosta terrestre dell'Afar negli ultimi 2-2,5 milioni di anni. Attraverso la datazione di 16 colate laviche, gli studiosi hanno dimostrato che la zona attiva del rift si è andata restringendo e spostando in modo asimmetrico.

Il secondo studio, guidato dall'Università di Southampton con la partecipazione dell'Università di Pisa e pubblicato su Nature Geoscience, fa un'analisi di oltre 130 campioni lavici da cui è emerso che il mantello sotto l'Afar si muove e si distribuisce in modo diverso nei tre rami del rift (Mar Rosso, Golfo di Aden, Rift Etiopico) in funzione della velocità di estensione e dello spessore della crosta.