Elezioni Francia: Macron sconfitto, caos nel governo. L’avanzata di Mélenchon e Le Pen

Il presidente schiacciato tra sinistra e destra perde la maggioranza assoluta. Astensione record: 54%

Il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Una sconfitta storica per Emmanuel Macron. Un successo clamoroso per i suoi avversari, Jean-Luc Mélenchon a sinistra e Marine Le Pen a destra. E sullo sfondo, lo spettro di una Francia ingovernabile, in cui nessuna formazione ha la maggioranza, al punto che alcuni commentatori hanno già cominciato a parlare di "scenario all’italiana". Un altro fattore è l’astensione record, vicina al 54%: in crescita rispetto al primo turno, spinta anche dal caldo torrido dei 40 gradi francesi, che ha fatto fuggiri gli elettori dalle città-fornaci.

Qualche giorno fa, prima di partire per l’Ucraina, Macron aveva chiesto agli elettori di dargli una maggioranza forte per evitare "disordine e confusione". La risposta è stata nettamente negativa: il partito del presidente è ancora al primo posto, ma non ha più la maggioranza assoluta in Assemblea Nazionale. I risultati attribuiscono al movimento Ensemble circa 230 seggi, molti meno dei 289 necessari per una navigazione tranquilla in Parlamento. La Nupes, formazione eterogenea pilotata da Jean-Luc Mélenchon che comprende France Insoumise, comunisti, socialisti ed ecologisti, ne avrà circa 140: una forza d’urto per contrastare i progetti governativi macroniani.

Altro carro armato puntato contro il presidente, Marine Le Pen, il cui partito Rassemblement entra nell’Assemblée con un numero di seggi – una novantina – che la vedono al terzo posto nella classifica elettorale. Unica speranza per Macron, ottenere l’appoggio di LR, la destra neogollista che rischiava di scomparire dalla scena e che rimane, invece, a galla con almeno una sessantina di seggi. Un’impresa molto complicata, quasi disperata, non solo dal punto di vista dell’aritmetica, ma anche perché una buona parte di LR guarda più a destra, verso Le Pen. E infatti il leader Christian Jacob ha già fatto sapere che il partito resterà all’opposizione.

La grande vincitrice della prova elettorale, insieme con Mélenchon, è senza dubbio Marine Le Pen, eletta col 62,5% dei voti nel suo seggio di Henin-Beaumont. Per la prima volta nella storia del partito fondato mezzo secolo fa da suo padre Jean-Marie, sarà alla testa di un gruppo parlamentare forte di quasi cento deputati. Oltre dieci volte più numeroso rispetto alle legislative del 2017. Portata in trionfo dai suoi, raggiante, Marine ha preannunciato che si batterà con forza sia contro Macron che contro Mélenchon: "Il popolo si è espresso. Superando l’ostacolo di una legge elettorale ingiusta, ha deciso di mandare un potente gruppo di nostri parlamentari all’assemblea, che diventa in questo modo un po’ più nazionale. Il più grande risultato della nostra storia". Altro leader trionfante, Jean-Luc Mélenchon ha parlato di "sconfitta totale del partito del presidente", ha espresso la sua esultanza per essere riuscito "a far cadere colui che con arroganza voleva essere eletto senza che il suo Paese sapesse cosa voleva fare", ha invitato infine i suoi, "il popolo dei giovani", a prendere in mano il loro destino e quello del Paese.

Che cosa farà adesso Emmanuel Macron? Colpito da un terremoto elettorale che ha travolto molti dei suoi amici e collaboratori più stretti – dal presidente dell’Assemblea nazionale Richard Ferrand all’ex ministro degli Interni Christophe Castaner – il presidente dovrà negoziare giorno per giorno, progetto per progetto, sapendo che la sua formazione minoritaria sarà bombardata dagli avversari a colpi di mozioni di censura e manovre ostruzionistiche.

Il voto-sanzione di ieri annuncia una situazione inedita per questo Paese che ha sempre avuto, anche in caso di coabitazione fra un presidente della Repubblica e un governo di segno opposto, la garanzia della governabilità. Adesso si riparte da zero, ci sarà un rimpasto, non si sa se l’attuale primo ministro Elisabeth Borne sarà riconfermata, ma di sicuro non pochi ministri perderanno il posto. Almeno tre donne del governo lasceranno perché sconfitte al voto. "La nostra mano è tesa a tutti quelli che vogliono portare avanti il Paese", è stata l’ammissione di sconfitta della portavoce del governo, Olivia Grégoire.