Venerdì 16 Maggio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

L’ultimatum Usa a Kiev e Mosca: "Tregua subito o lasciamo il tavolo"

Trump e il segretario Rubio: non è la nostra guerra. Il Cremlino: "Colloqui difficili ma ci sono progressi". Continuano i bombardamenti russi su Kharkiv e Sumy. Zelensky: "Venerdì santo con i raid di Putin".

L’ultimatum Usa a Kiev e Mosca: "Tregua subito o lasciamo il tavolo"

Roma, 19 aprile 2025 – Per gli Stati Uniti il tempo stringe e, se non si trovasse una soluzione in Ucraina, Washington potrebbe decidere di far saltare il banco. Ad affermarlo è il presidente degli Stati Uniti in persona. "Se una delle due parti si comporta da stupida, siamo pronti ad andarcene dal tavolo dei negoziati", ha dichiarato Donald Trump, aggiungendo subito: "La Russia non mi sta prendendo in giro, io sto solo dando una mano. Nessuno sta prendendo in giro nessuno".

In mattinata, lo stesso concetto era stato espresso dal segretario di Stato, Marco Rubio. "Se non è possibile porre fine alla guerra in Ucraina, dobbiamo voltare pagina", aveva affermato poco prima di lasciare Parigi, dove ha incontrato il presidente francese, Emmanuel Macron.

Continuano i bombardamenti russi su Kharkiv e Sumy
Continuano i bombardamenti russi su Kharkiv e Sumy

A conclusione del suo intervento, il segretario di Stato ha ripetuto il consueto mantra del capo della Casa Bianca: "Non è la nostra guerra. Non l’abbiamo iniziata noi", ha detto, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno priorità in molte altre aree del mondo.

Rimane il dubbio che Putin stia prendendo tempo, ma anche su questo aspetto Trump non sembra avere incertezze. "Spero che non stia prendendo tempo. Tra poco vi saprò dire se è così o no". Novità all’orizzonte, insomma, anche se non è ancora chiaro di che tipo. Secondo una fonte della Casa Bianca, le parole di Rubio riflettono la frustrazione del tycoon, che sta perdendo la pazienza con chi gioca sporco.

L’inviato del presidente Trump per l’Ucraina, Steve Witkoff, ha dichiarato che i negoziati di pace potrebbero riguardare solo alcune regioni. Ma non ci sono ancora dettagli certi. Di sicuro, se le trattative dovessero fallire e gli aiuti americani venissero interrotti, Putin potrebbe comunque festeggiare: senza l’ausilio di Washington, il Paese invaso avrebbe davvero poche possibilità di resistere a lungo.

L’accordo ancora non arriva, e il piano stesso è solo una bozza, che dovrebbe prevedere, oltre alla concessione di alcuni territori, anche l’allentamento delle sanzioni. Secondo i media Usa, Washington sarebbe disposto a riconoscere la Crimea come Russia. Da Mosca non sembrano essere intimoriti dalla prospettiva che gli Usa facciano saltare il banco. Dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov ha affermato che "ci sono ancora molte difficili discussioni da affrontare", ma che "si possono già notare alcuni progressi". Questi ultimi, in particolare, sono rappresentati dalla moratoria per non colpire le infrastrutture energetiche. Ma anche su questo fronte si litiga, con Mosca che ha più volte accusato l’Ucraina di non averla rispettata — e ora la moratoria risulterebbe scaduta.

Il Cremlino ha anche fatto sapere che, nella notte scorsa, le sue difese aeree hanno abbattuto 56 droni di Kiev che cercavano di colpire quattro regioni: Voronezh, Belgorod, il Mare d’Azov e la Crimea. La Russia, dal fine settimana scorso — in cui sono morte 35 persone — non ha mai smesso di bombardare, soprattutto le zone di Sumy e Kharkiv, prendendo di mira i civili. L’attacco a Kharkiv ha provocato un morto e decine di feriti, fra cui cinque bambini. "Ecco come la Russia ha iniziato il Venerdì Santo", ha scritto Zelensky su X, con un chiaro riferimento alla strage della Domenica delle Palme.