Giovedì 18 Aprile 2024

Lui e lei, divisi dalla guerra. Quegli addii alla stazione

Lacrime e abbracci a Leopoli: i giovani si arruolano e salutano le compagne. Il 21enne senza esperienza militare: "Vinceremo noi". La distesa di borsoni verdi

Ucraina, addii in stazione

Ucraina, addii in stazione

Leopoli (Ucraina), 1o marzo 2022 - L’ultima foto, l’ultimo bacio, l’ultima raccomandazione, l’ultima promessa. All’ingresso della stazione di Leopoli c’è la frenesia tipica dei saluti ma i sorrisi sono duri e tra meno di un’ora spariranno anche quelli. La frase "ci vediamo presto" è un lusso che i giovani soldati non possono permettersi, sanno troppo bene che questa guerra è un gioco per adulti in cui non sono ammesse fragilità. Decine di ragazzi in mimetica si riuniscono davanti al grande cancello che li separa dai binari, la direzione è Dnipropetrovsk ma la località operativa è top secret. C’è poco tempo e, chi può, lo investe tutto stringendo la propria fidanzata o abbracciando i genitori. Sono orgogliosi e spaventati. Sono giovani.

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"Vinceremo noi, non c’è dubbio – racconta Vitaliy, 21 anni e nessuna esperienza militare se escludiamo il corso di preparazione –. Non ho paura, non vedo l’ora di andare al fronte per difendere il mio Paese e vendicarmi dei russi". Viene proprio da Dnipropetrovsk, uno dei centri più colpiti in questo conflitto. "Sono stato in accademia per quasi 4 anni e quando ci hanno invasi io e i miei compagni eravamo pronti. Spero tanto che la guerra finisca in 3 o 4 giorni, penso davvero che possa accadere". A due metri di distanza un commilitone è stretto dalla sua ragazza in una morsa che non lascia scampo, sono così teneri che perfino qualche militare ha gli occhi lucidi. Vicino alle scale c’è una coppia che si abbraccia ma fatica a toccarsi perché entrambi indossano la divisa e il giubbotto antiproiettili. Lui soldato, lei poliziotta. Il berretto dell’uno tocca il cappellino dell’altra. Vorrebbero un po’ di intimità ma è impossibile non guardarli e alla fine lo capiscono e lo accettano. Si scambiano rassicurazioni – "mi raccomando stai attentoa" – riescono anche a prendersi in giro e sorridere.

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La banchina della stazione è ricoperta di borsoni verdi, il freddo pungente costringe molti a muoverei sul posto, saltellano. Se non avessero la divisa sembrerebbero universitari in attesa di entrare a un concerto. "Forse io sono tra i più anziani qui – commenta un soldato con una folta barba rossa che preferisce non dirci il nome –. Ho 39 anni e sono un anestesista. Ho deciso di arruolarmi per sostenere realmente i più giovani, aiutarli e medicarli se sarà necessario". Sarà il più vecchio della compagnia ma sembra emozionato come un ragazzino. "Come essere umano sono spaventato, sono in molti a esserlo, ma come professionista sono pronto a fare quello che mi hanno insegnato. Devo fare il mio meglio per aiutare i nostri ragazzi a mantenere in vita l’Ucraina". Lui non è così convinto che la guerra finisca in pochi giorni, non riesce neppure a esprimere con precisione i suoi sentimenti. "È troppo difficile spiegarti le mie emozioni in inglese, sono sopraffatto. Tutto il Paese è sotto choc, la maggior parte delle persone che vivono nell’est è ormai abituata a questa guerra non ufficializzata che va avanti dal 2014 ma nel resto del Paese la situazione è diversa. Nessuno si aspettava di dover scappare o di veder distrutta la propria vita. Ormai è così. Slava Ukraine (gloria all’Ucraina, ndr)".

Accanto a lui ci sono due militari donne, la sacca che portano le sovrasta ma non cedono di un passo rispetto agli altri commilitoni. Sembra che non abbiano neppure freddo. A ben guardare il binario è pieno di donne, bambini e civili che aspettano di salire sullo stesso treno. Niente di strano, mettere sullo stesso convoglio militari e persone comuni assicura (si spera) che non venga bombardato. Il tempo è finito, alle 17.52, con qualche minuto di ritardo, il capostazione col colbacco riporta tutti alla realtà della guerra col suo fischio.