Sergio Romano: "L'Ucraina resti neutrale e fuori dalla Nato"

L’ambasciatore Romano: solo così si può evitare un’escalation, perché verrebbero garantiti gli interessi di tutte le potenze

Civili ucraini si addestrano a fabbricare e lanciare bombe molotov

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Ambasciatore Sergio Romano, in Ucraina siamo di fronte a una escalation che può portare davvero a un conlitto in Europa oppure è uno show off, una mera esibizione di muscoli?

"Decisamemente a uno show off, il problema è che gli show off talvolta scappano di mano. Non credo che ci sia l’intenzione della guerra né da una parte né dall’altra. Possiamo quindi sperare che si riesca a controllare la situazione. Ma talvolta il cavallo scappa di mano".

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Perché Russia e Stati Uniti si sono messi su una strada così pericolosa?

"Perché gli interessi divergono. Gli Stati Uniti e la Nato desidererebbero molto che l’Ucraina entrasse nell’Alleanza. Non lo dicono esplicitamente ma questo, confortato dal consenso di buona parte della società ucraina, è il loro obiettivo di medio periodo. Il problema è che l’Ucraina ha dei legami molto forti con la Russia. La storia, la cultura, rendono i due Paesi quasi fratelli gemelli. L’idea di una Ucraina che diventa parte della Nato è quindi inaccettabile per Mosca. E credo con qualche ragione. L’America sembra non essere pienamente consapevole di questo, gioca d’azzardo, convinta che la Russia, alla fine, accetterà il fatto compiuto. Ritengo che non sarà così".

Tra il 1994 e il 2014 c’è stata una fase di dialogo tra Nato e Russia. È stato un errore non rendere il legame più strutturato?

"Sarebbe stato saggio strutturare un dialogo permanente. Ma l’occasione è stata persa. Il pericolo russo credo sia oggi molto esagerato e che in America venga utilizzato come giustificazione. Dobbiamo chiederci se il pericolo è reale o se l’America ha bisogno di un nemico senza il quale la sua poltica militare non sta in piedi. Avere un nemico, sa, è talvolta molto comodo...".

Qual è l’obiettivo di Putin?

"Credo che se riuscisse a spaccare la Nato ne sarebbe felice, ma l’obiettivo irrinunciabile è fermare l’espansione della Nato a Est, ragione che a suo tempo motivò l’annessione della Crimea e il sostegno al Donbass".

Ma la Nato non può accettare una riedizione della dottrina Breznev della sovranità limitata.

"Chiedere che le truppe di una potenza straniera non siano al confine del proprio Paese è una richiesta legittima da parte della Russia. Putin ha le sue ragioni. Intendiamoci, anche lui ha schierato le truppe, anzi ha mandato le truppe in Ucraina nel 2014, ma solo quando sembrava effettivamente che quel Paese potesse entrare nella Nato. Adesso le rischiera alla frontiera per ricordarci che quell’eventualità è per lui inaccettabile".

Fu un errore far entrare nella Nato i Paesi dell’ex Patto di Varsavia e le repubbliche baltiche?

"Direi proprio di si, è lì la radice delle tensioni che vediamo oggi".

Come se ne esce?

"Io ho sempre pensato che c’è una soluzione per l’Ucraina: la neutralità. L’Ucraina dovrebbe essere la Svizzera dell’Europa orientale. La neutralità è una sovranità che tutti hanno l’interesse di proteggere. L’Ue dovrebbe avere il coraggio di proporlo, anche se questo non piacerebbe agli Stati Uniti. Una mossa di questo genere spariglierebbe le carte e garantirebbe gli interessi di tutti. E potrebbe persino rendere accettabile per Mosca avere una Ucraina nell’Unione Europea. Come la Svezia e la Finlandia, che sono nell’Ue e non nella Nato".