Inferno a scuola, bullizzato perché gay: si impicca a 13 anni

Le ultime parole sul diario: "Voglio farla finita". La madre accusa i docenti. Gli amici: "I compagni più grandi lo prendevano in giro, ma non ne parlava mai"

Lucas, si è tolto la vita a 13 anni

Lucas, si è tolto la vita a 13 anni

Lo hanno trovato morto nella sua cameretta, sabato 7 gennaio. Lucas, 13 anni, un ragazzino dallo sguardo triste, si è impiccato mentre si trovava da solo in casa. "Voglio farla finita": aveva scritto nel diario che teneva chiuso in un cassetto. Vittima del bullismo, deriso dai compagni a causa di un’omosessualità che non cercava affatto di nascondere, non ha voluto confidare ai genitori la sua pena, né aveva ritenuto di dover comporre il numero nazionale 3020 riservato alle denunce per questo genere odioso di molestie.

I funerali si sono svolti ieri pomeriggio nel villaggio di Golbey, nei Vosgi, in cui Lucas si era trasferito un anno fa con la famiglia dalla vicina città di Epinal. Gran parte degli 8 mila abitanti sono sfilati in silenzio, alcuni di loro esibendo un simbolo Lgbt.

C’erano fra loro molti compagni della scuola Louis-Armand, un istituto che comprende 700 allievi. "Non avremmo mai potuto immaginare questa tragedia. Giocavamo spesso insieme durante l’intervallo nel cortile della scuola. Sapevo che alcuni fra i più grandi lo prendevano in giro, ma Lucas non ne parlava, non raccontava niente a nessuno. Era sempre silenzioso, chiuso in se stesso. Negli ultimi giorni mi era sembrato particolarmente tranquillo, sembrava che stesse meglio. È terribile pensare che adesso non c’è più, non riesco a credere che sia vero", ha commentato piangendo Alice, una delle compagne di classe.

Nel diario dell’adolescente esaminato dagli inquirenti non ci sono allusioni dirette alle ragioni del suicidio, ma i primi interrogatori dei conoscenti e dei vicini della famiglia hanno confermato l’esistenza di ripetute prese in giro e insulti a carattere omofobo. Il procuratore della repubblica Frédéric Nahon, cui è affidata l’inchiesta, sta cercando di determinare "il contenuto esatto delle ingiurie, la durata nel tempo degli atti di bullismo e le eventuali omissioni da parte di chi era a conoscenza dei fatti". Non sono state presentate denunce. Secondo il magistrato la madre di Lucas si era rivolta due mesi fa agli insegnanti della classe per allertarli sul pericolo che incombeva su suo figlio. Il preside aveva convocato quattro alunni, senza decidere alcun provvedimento. Nelle settimane successive la situazione era sembrata migliorare e Lucas aveva detto che gli attacchi nei suoi confronti erano cessati.

"La famiglia è distrutta dal dolore. La madre del ragazzino chiede giustizia, vuole che l’inchiesta individui i responsabili affinché siano puniti", ha detto l’avvocatessa Catherine Faivre. "Lucas accettava la sua omosessualità e tutte le persone più vicine a lui ne erano a conoscenza", ha aggiunto.

La morte dell’adolescente ha suscitato grande emozione a livello nazionale e ha fatto reagire numerosi esponenti del governo. "Penso a tutti gli allievi che, come Lucas, sono vittime di bullismo. La loro disperazione rafforza la mia determinazione a fare tutto il possibile per evitare simili forme di aggressione: nessun ragazzo deve pensare al suicidio come ultima uscita possibile", ha commentato il ministro della Pubblica istruzione Pap Ndiaye.

Il sottosegretario Marlène Schiappa ha aggiunto che "quando un minorenne si dà la morte perché vittima di bullismo, alla collera si aggiunge l’orrore". "L’omofobia uccide", ha sottolineato il ministro dei trasporti Clément Beaune. Secondo le statistiche più recenti ogni anno in Francia 700 mila alunni sono vittime di molestie a scuola. Riconosciuto dal 2 marzo scorso come crimine, il bullismo viene punito con 10 anni di carcere in caso di suicidio o tentato suicidio della vittima.