Mercoledì 24 Aprile 2024

Lorenzo Orsetti e gli altri 15 italiani col Pkk

Assieme alla vittima toscana c’era un sardo. Due donne nell’area di Baghuz

Lorenzo Orsetti nella foto del suo profilo Facebook (Ansa)

Lorenzo Orsetti nella foto del suo profilo Facebook (Ansa)

Roma, 19 marzo 2019 - "Morire per delle idee, l’idea è affascinante...", cantava Fabrizio De Andrè nel 1974. Orsetti credeva fino alla morte nell’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e la democrazia e per questo avrebbe combattuto ovunque. Il canto delle sirene degli ideali ha chiamato in Siria decine di italiani, come Pierluigi Caria, noto come ‘Luiseddu’, 34 anni di Nuoro, accusato di aver combattuto in Siria come foreing fighter al fianco dei curdi nell’Ypg, la stessa unità in cui operava Orsetti. 

Caria era stato indagato lo scorso anno dalla Direzione antimafia di Cagliari perché sospettato di combattere in Siria contro gli jihadisti al fianco del Pkk, il partito comunista curdo. Era stato poi fermato a settembre e privato del passaporto perché, secondo la Dda, stava per ripartire per la Siria dove si sarebbe riunito alle formazioni anti Isis. Stamattina il tribunale di Cagliari deciderà sulla richiesta di sorveglianza speciale. Ma Caria e Orsetti non erano soli al fronte contro l’Isis.   "Sono una dozzina, quindici al massimo i volontari italiani in Siria – dice Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa ed esperto di geopolitica –. Non sono contractor, mercenari o ex soldati che lasciano il loro esercito nazionale per ragioni economiche. Lo ‘stipendio’ in questi casi raramente supera i 100 dollari. Il fenomeno non è limitato alla Siria: nel Donbass, in Ucraina, alcuni volontari italiani hanno combattuto nelle file dei ribelli secessionisti filo-russi e altri al fianco delle milizie irregolari ucraine. Una trentina di persone, più o meno equamente divise tra i due schieramenti". Da quando è iniziato il conflitto contro l’Isis sono dunque 15-20 i combattenti partiti dall’Italia che si sono uniti ai curdi. 

E di questi, almeno cinque, tra cui due donne, si trovano ancora in Siria: tra Afrin, la città del nord ovest della Siria dove le Ypg si oppongono alle forze armate turche, e la zona di Baghuz, per la battaglia contro l’ultima roccaforte dello Stato islamico. Nessuno è nell’elenco dei 130 foreign fighters italiani. Lo scorso dicembre è morto a Derik, confine turco-siriano, il bergamasco 50enne Giovanni Francesco Asperti (nome di battaglia ‘Hiwa Bosco’), impegnato con i curdi dello Ypg.