Ucraina, l'esperto: "L’obiettivo di Putin è circondarci. L'Artico sarà il prossimo fronte"

Andrea Manciulli, presidente di Europa Atlantica: "I ghiacci si sciolgono, quei mari cambiano la geopolitica"

La marina russa compie numerose esercitazioni nel mar Artico

La marina russa compie numerose esercitazioni nel mar Artico

"Nell’esaminare la crisi ucraina non bisogna commettere un cruciale errore di valutazione, ossia considerarla un fatto a sé stante. Non è così. L’invasione è solo un momento della strategia verso l’Europa che la Russia sta portando avanti da tempo.

Andrea Manciulli è presidente di Europa Atlantica, un think tank di studi internazionali oltre che responsabile delle relazioni istituzionali della fondazione Medor, e non ha dubbi. "L’obiettivo di Putin siamo noi europei, non solo gli ucraini".

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Qual è il fronte più caldo?

"Ce ne sono molti. Uno di quelli di cui si parla meno è l’Artico".

Perché l’Artico è diventato così importante? E’ una distesa di ghiaccio.

"Che però con i cambiamenti climatici diventa sempre più navigabile, e in fondo a quei mari ci sono importanti riserve di idrocarburi. Gas e petrolio".

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A chi appartiene l’Artico?

"E’ una zona contesa, e non c’è un’attribuzione certa".

Da qui l’importanza.

"La rotta artica sta cambiando la logistica, le comunicazioni e in sostanza la geopolitica in maniera considerevole. La sua navigabilità mette in competizione l’Occidente con Cina e Russia, che da tempo stanno portando avanti una strategia di occupazione dei porti che vi si affacciano".

Gli aspetti principali della contesa sull’Artico?

"Sono due. La navigabilità, quindi le nuove rotte, e lo sfruttamento degli idrocarburi. L’Artico può diventare una enorme piattaforma logistica in grado di sconvolgere l’economia mondiale. E’ chiaro che chi riuscirà a crearvi un’opzione strategica significativa avrà un vantaggio per difendere le proprie prerogative. L’Europa deve essere molto attenta se non vuole che certi suoi attori restino fuori. Penso ai porti del Mediterraneo, che sarebbero senza dubbio penalizzati dallo spostamento a nord delle rotte".

Svezia e Finlandia hanno chiesto di entrare nella Nato. E’ una conseguenza dell’aggressività russa sull’Artico?

"Non solo sull’Artico. Tutta la vicenda ucraina ha fatto capire quanto pericoloso possa essere Putin. Finora non c’era piena coscienza rischio. Hanno compreso che non sono più al sicuro e che la logica di progressiva neutralità scelta fino a quel momento non bastava, e che invece valeva la pena di stare con il resto dell’Occidente. E’ il miracolo al rovescio di Putin".

L’eterogenesi dei fini.

"Putin ha raggiunto un obiettivo opposto a quello che aveva scelto. Voleva fermare la penetrazione della Nato a est, e così l’ha rafforzata".

L’Europa rischia solo a nord?

"Tutt’altro. La Russia è molto aggressiva anche a sud e nel Mediterraneo".

In che modo?

"Mosca ha un’economia debole, fondata solo sulla vendita di materie prime ed energia, e ha capito che se vuole stare al tavolo dei grandi deve mostrare un atteggiamento aggressivo nei confronti dei suoi vicini".

E l’Africa che cosa c’entra?

"I russi hanno svolto un ruolo di destabilizzazione nelle aree per noi più delicate. La Siria, il Sahel, il Mali, la Libia".

Che significa concretamente destabilizzare?

"Creano caos, così da poter usare i traffici che passano dai quei paesi, contro gli interessi europei. Come un rubinetto che si apre e si chiude".

Traffici di che cosa?

"Esseri umani, droga, armi, potenziali jihadisti. È un modo per fare pressione su di noi".

Come fanno?

"Hanno creato una milizia paramilitare molto efficiente, la Wagner, che usano per mille scopi".

Poi c’è il capitolo soft power.

"Altrettanto significativo e forse più pericoloso. I russi influenzano da anni le opinioni pubbliche occidentali con operazioni coperte, finanziando movimenti populisti, con l’inquinamento dei social network e promuovendo letture esasperatamente nazionaliste e autocratiche. I risultati si sono visti in Francia con i gilet gialli, poi i ben noti movimenti no vax, alcune forme di sovranismo politico".

L’Italia non è stata esente da questi attacchi.

"Per nulla. L’Italia, la Francia, l’Ungheria. Bisogna stare attenti, essere coscienti del pericolo e rafforzarci come Europa. Gli stati europei devono rimanere uniti e non mollare sui suoi valori fondanti, la democrazia e la libertà. Serve un’Europa meno burocratica e più protesa verso il futuro".