"Nell’esaminare la crisi ucraina non bisogna commettere un cruciale errore di valutazione, ossia considerarla un fatto a sé stante. Non è così. L’invasione è solo un momento della strategia verso l’Europa che la Russia sta portando avanti da tempo. Andrea Manciulli è presidente di Europa Atlantica, un think tank di studi internazionali oltre che responsabile delle relazioni istituzionali della fondazione Medor, e non ha dubbi. "L’obiettivo di Putin siamo noi europei, non solo gli ucraini". Vadim Shishimarin, chi è il sergente russo a processo Qual è il fronte più caldo? "Ce ne sono molti. Uno di quelli di cui si parla meno è l’Artico". Perché l’Artico è diventato così importante? E’ una distesa di ghiaccio. "Che però con i cambiamenti climatici diventa sempre più navigabile, e in fondo a quei mari ci sono importanti riserve di idrocarburi. Gas e petrolio". Franza o Spagna purché se magna. Gli italiani vogliono la resa di Kiev A chi appartiene l’Artico? "E’ una zona contesa, e non c’è un’attribuzione certa". Da qui l’importanza. "La rotta artica sta cambiando la logistica, le comunicazioni e in sostanza la geopolitica in maniera considerevole. La sua navigabilità mette in competizione l’Occidente con Cina e Russia, che da tempo stanno portando avanti una strategia di occupazione dei porti che vi si affacciano". Gli aspetti principali della contesa sull’Artico? "Sono due. La navigabilità, quindi le nuove rotte, e lo sfruttamento degli idrocarburi. L’Artico può diventare una enorme piattaforma logistica in grado di sconvolgere l’economia mondiale. E’ chiaro che chi riuscirà a crearvi un’opzione strategica significativa avrà un vantaggio per difendere le proprie prerogative. L’Europa deve essere molto attenta se non vuole che certi suoi attori restino fuori. Penso ai porti del Mediterraneo, che sarebbero senza dubbio penalizzati dallo spostamento a nord delle rotte". Svezia e Finlandia hanno chiesto di entrare ...
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