Archive"Lo zar è paranoico e si crede invincibile. Ma se tocca l’atomica l’esercito si rivolta"

"Lo zar è paranoico e si crede invincibile. Ma se tocca l’atomica l’esercito si rivolta"

Il politologo francese Moisi: l’operazione Ucraina non piace ai militari, l’insubordinazione degli ufficiali è dietro l’angolo. "Putin è un grande tattico, ma un pessimo stratega. Questa guerra è la sua fine: il popolo è stanco e la crisi economica morde"

Una donna ucraina piange in un corteo a Napoli (Ansa)

Una donna ucraina piange in un corteo a Napoli (Ansa)

"Ricorrere all’arma atomica? Putin è un pazzo e nel suo delirio potrebbe anche pensare di farlo, ma sarebbe la sua fine e precipiterebbe dal piedistallo perché i suoi ufficiali rifiuterebbero di eseguire l’ordine". È la convinzione del geopolitologo francese Dominique Moisi, docente alla Harvard University, il Collège d’Europe e il King’s College di Londra. Autore di opere importanti (Geopolitica dell’emozione, Per una rinascita dell’Europa), Dominique Moisi è vice direttore dell’IFRI, l’Institut Français des Relations Internationales.

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Contro chi punterebbe l’arma nucleare? Gli Stati Uniti? L’Europa?

"Domanda tragica. In prima linea dovrebbe esserci l’Europa, ma Putin è affetto da una visione paranoica del mondo e dell’umanità. È un grande tattico, ma uno stratega miserabile. Si crede invincibile e sarà proprio questa sua convinzione a farlo perdere. Nel suo delirio non si rende conto che la catena di comando potrebbe esautorarlo. Ci sarebbe una rivolta degli ufficiali. Non solo i militari ma anche i russi, per non parlare del resto del mondo, lo guarderebbero con orrore".

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Cosa le fa credere che si possa dire ’no’ allo zar?

"Lanciare una bomba atomica oggi è impensabile e Putin lo sa. Sa anche che all’interno del suo esercito esistono una certa riluttanza e non poche esitazioni nei confronti dell’operazione Ucraina. Non c’è una grande compattezza. Centinaia e centinaia di giovani coscritti mandati al fronte sono morti negli scontri con la resistenza ucraina. Numerosi ufficiali russi sono caduti. Quando le loro bare torneranno in patria, il popolo potrebbe svegliarsi e accorgersi che questa è la guerra di Putin, non la sua".

Trattandosi di un dittatore, qual è la differenza?

"I giovani che ha mandato in Ucraina pensavano di andare a combattere per la gloria della Russia, non di andare a morire per Kiev. Putin gli aveva fatto credere che tutto si sarebbe risolto in tempi rapidi e senza colpo ferire: adesso si stanno accorgendo invece che è il contrario. Putin aveva spiegato che il loro obiettivo era aiutare i ’fratelli’ ucraini. Ma si possono aiutare dei fratelli bombardando e uccidendo?".

Cosa si sa sullo stato d’animo della popolazione russa?

"La gente è stanca. La crisi economica è pesante e le conseguenze di questa guerra si annunciano catastrofiche. Recenti sondaggi dell’istituto di analisi indipendente Levada mostrano che la popolarità di Putin è in calo e che l’attacco militare contro l’Ucraina spaventa una larga parte della popolazione. Sono sempre più convinto che questo conflitto rappresenti per Putin l’inizio della fine. Facendo un paragone non tanto azzardato potremmo dire che la sua decisione di invadere l’Ucraina avrà per lui lo stesso effetto devastante che per Napoleone ebbe l’invasione della Russia. Le crepe sono già evidenti".

In che senso?

"Stanno accadendo cose delle quali Putin, se non fosse accecato da un ego mostruoso, dovrebbe tenere il massimo conto. Per esempio, il fatto che la Germania mandi armi all’Ucraina rappresenta un cambiamento radicale, rivoluzionario, storico; il fatto che Erdogan abbia chiuso i distretti alle navi russe è altrettanto significativo; la scelta della ’amica’ Cina, che si è astenuta e non ha voluto votare contro la risoluzione della Nato, è un’altra cosa da non sottovalutare. Sono tutte spie luminose che si accendono per indicare l’isolamento progressivo del dittatore di Mosca. Il risultato della sua pazzia è aver provocato quel che sembrava impossibile: ha compattato gli occidentali, resuscitato la Nato e messo in crisi tutti i populisti europei. Penso che l’Europa dovrebbe dedicare a Putin un monumento con scritto ‘Al nostro rifondatore, l’Alleanza riconoscente’".