Professor Francesco Giumelli, docente di Relazioni internazionali all’università di Groningen in Olanda e grande esperto di sanzioni, anche stavolta pare che l’Europa non riuscirà, nel vertice di oggi e domani, a bloccare il petrolio e tantomeno il gas russo. Siamo troppo divisi. "Non mi sorprende che non si trovi un accordo, ma non è detto che sia una cattiva notizia, per come queste sanzioni sembrano essere disegnate". In che senso non è una cattiva notizia? Putin finanzia la guerra con le vendite di gas e petrolio... "Mi spiego. Le sanzioni su petrolio e gas sono qualcosa di simile all’azione di un kamikaze. Fa grandissimi danni, ma uccide anche l’autore. Sanzioni progressive ma definitive su petrolio e gas, fuor di metafora, sono molto costose per chi le attua, portano ad una economia di guerra. E il problema vero è che non è detto che convincano la Russia a interrompere l’aggressione all’Ucraina". Perché? "Se noi diciamo che tra sei o otto mesi interromperemo l’acquisto di petrolio e di gas russo il messaggio che diamo è che sarà per sempre. Che non torneremo più indietro. Ora, questa non è più una sanzione, questa è una decisione di strategia energetica. Si può fare, anzi probabilmente è bene in prospettiva farlo perché dipendevamo troppo dalle importazioni energetiche russe, ma se l’obiettivo è fermare la guerra, a quel punto, qual è l’incentivo per Mosca di interrompere l’aggressione? La sanzione o è reversibile, o non è una sanzione". Quindi le sanzioni sul gas e sul petrolio non sono una buona idea? "Non è detto. Dipende come vengono fatte. Se vogliamo disegnare sanzioni energetiche che funzionino per fermare la guerra, sarebbe meglio dire alla Russia: dal prossimo mese riduciamo gli acquisti del 10%, il mese successivo del 20%, quello dopo del 30%, quindi del 40% e a salire ...
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