Ucraina, lo spettro della Terza Guerra mondiale. "Ma l'Occidente non morirà per Kiev"

L’analista Gramaglia e l’escalation militare: "In caso d’invasione scatteranno le sanzioni economiche"

Le truppe ucraine continuano le esercitazioni in vista di un attacco russo

Le truppe ucraine continuano le esercitazioni in vista di un attacco russo

La vicepresidente americana Kamala Harris dice: "Dopo 70 anni c’è un rischio reale di guerra in Europa". Il britannico Boris Johnson accusa Mosca di pianificare "la più grande guerra in Europa dal 1945". Mosca, nega. Ma l’Europa trema all’idea.

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Giampiero Gramaglia, consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali, quanto grande è il rischio di un conflitto? C’è da avere paura di una guerra estesa in Europa?

"La paura della guerra è bene averla perché aiuta a non farla. In realtà di guerre in Europa ce ne sono già state nel dopoguerra. Abbiamo assistito a interventi russi come a Budapest nel 1956 e Praga nel 1968, all’intervento turco a Cipro e ci sono state guerre vere e proprie come i conflitti nell’Ex Jugoslavia, anche con l’intervento diretto della Nato contro la Serbia. E dal 2014 a oggi è in corso un conflitto proprio nel Donbass. La guerra che si teme adesso, sarebbe l’ennesima anche se potenzialmente la più grande e insidiosa".

Una guerra che rischia di coinvolgerci direttamente?

"È una guerra che l’Occidente non ha nessuna intenzione di combattere. Se Mosca invaderà, ipotesi che fino a qualche giorno fa a me pareva del tutto improbabile e della quale tuttora non vedo alcun vantaggio per la Russia, la Nato non interverrà militarmente perché l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza. Poi certo, quando i conflitti partono non sai mai come evolvono, ma l’Occidente non vuole mandare soldati a morire per Kiev. La risposta sarà affidata a dure sanzioni economiche e diplomatiche".

Il ministro degli Esteri britannico Liz Truss dice che "se non fermiamo Putin, potrebbe in futuro usare la forza per attaccare altri Stati ex sovietici come le repubbliche baltiche".

"I Paesi baltici fanno parte della Nato, quindi se la Russia intervenisse scatterebbe l’articolo 5, la clausola di difesa comune. Mosca lo sa bene. Mi sembra una ipotesi frutto del clima di isteria di questi giorni. è vero però che Putin vorrebbe ridefinire la geografia del post Urss. Come si è visto nel 2008 con le operazioni in Georgia, e nel 2014 con l’annessione della Crimea. O con il fatto che la Russia mantiene forze militari nell’autoproclamata repubblica filorussa di Transnistria, parte della Moldavia. Putin va scoraggiato dal tentare ulteriori avventure in Ucraina, ma da lì a credere che possa attaccare direttamente Stati Nato, ce ne corre".

Assistiamo al ritorno delle superpotenze sul territorio europeo. Cosa vuole davvero l’America? E cosa Mosca?

"Washington non vuole rinunciare in via teorica ad una espansione della Nato e non vuole dare a Putin un diritto di veto, la Russia vuole garanzie di sicurezza contro l’ulteriore allargamento della Nato e dopo una presidenza Trump nella quale l’America si rirtirata dal trattato INF sugli euromissili. Il problema è che Putin vorrebbe garanzie scritte, con almeno la ’finlandizzazione’ dell’Ucraina, che l’America non vuole dare".

Le aree di influenza ci sono però da ben prima della dottrina Breznev, basti pensare alla dottrina Monroe del diritto di intervento degli Stati Uniti su tutto il continente americano, ampiamente esercitato...

"Le preoccupazioni russe sono non dico condivisimili ma comprensibili e l’Occidente non può fare finta che le sfere d’influenza non esistono".

L’Europa fa tutto quel che potrebbe?

"L’Europa, da Macron a Scholz a Draghi, mi pare che stia cercando di svolgere un ruolo attivo per la de-escalation: sa che una guerra delle sanzioni sarebbe pagata soprattutto da lei".