"Pur conoscendo perfettamente i loro sistemi, non mi aspettavo che arrivassero a questo punto. Mi hanno giudicato colpevole di aver gettato discredito sull’Armata russa. Per il tribunale di Mosca sono un criminale, il ministero degli Interni ha emesso un mandato di cattura nei miei confronti. Se mi prendono, rischio quindici anni di carcere". È teso, la linea telefonica cade di continuo, sento correre lungo il filo l’angoscia di un intellettuale che ha paura per se stesso, per i suoi amici, per il suo paese brutalizzato da una violenza politica che sembra non aver fine. Dmitry Glukhovsky, lo scrittore più famoso e venduto in Russia, l’autore della popolarissima saga Metro tradotta in venti lingue, compirà 43 anni fra qualche giorno, il 12 giugno. Li compirà in esilio, nel Paese segreto in cui si è rifugiato con la famiglia subito prima che i carri armati russi invadessero l’Ucraina. Lo avevo intervistato in marzo, un mese dopo l’inizio della guerra, quando aveva già lasciato Mosca: "Sono prostrato per quel che sta accadendo", aveva detto. Oggi è molto peggio, dice: "Questa guerra è orribile. Tutti hanno paura in Russia. Guerra significa esseri umani che partono per tornare in bare di zinco, significa fame, follia collettiva, miseria". Francia: missione per sbloccare il porto di Odessa Dmitry, dove si trova adesso? "Da qualche parte in Europa". Lei sta usando un cellulare che ha una scheda telefonica russa. "Sì, ma non sono in Russia. Non voglio far sapere dove sono, per evidenti motivi di prudenza". La linea continua a cadere, perché? "Perché sono in macchina, sto viaggiando". Da solo? "No, con mia moglie e i miei figli". Ha figli piccoli? "Emily ha 11 anni, Theodor ne ha 8". Non dev’essere una vita facile. "Non lo è. Ma li ho scolarizzati tutti e due per evitare che siano ...
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