Domenica 22 Giugno 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Los Angeles, lo scontro istituzionale: "Il tycoon scherza col fuoco. Attacca lo Stato simbolo"

Baritono (Università di Bologna): il presidente ha infiammato proteste pacifiche. "Con la Guardia nazionale è andato a toccare il delicato equilibrio di poteri".

Los Angeles, lo scontro istituzionale: "Il tycoon scherza col fuoco. Attacca lo Stato simbolo"

Roma, 10 giugno 2025 – Un presidente che scherza con il fuoco e che sta cercando di mettere in difficoltà uno Stato considerato nemico. Raffaella Baritono, professoressa ordinaria di Storia e Politica degli Stati Uniti all’Università di Bologna, ha spiegato perché le politiche di Trump hanno infiammato la California con tanta forza.

Proteste a Los Angeles
Proteste a Los Angeles

Professoressa Baritono, quali sono le cause dei disordini in California?

"La California è uno stato molto particolare, per la storia e le vicende legate ai flussi migratori, soprattutto quelli provenienti dal Messico. Ci sono molte comunità ispaniche e latine, che hanno dovuto lottare molto, non solo per accedere a cittadinanza e diritti, ma anche per sfatare stereotipi legati al razzismo. C’è poi una componente politica".

Approfondisci:

Guerriglia urbana a Los Angeles, la polizia spara sui manifestanti. Trump contro il governatore: “Lo arresterei”. E manda 700 marines

Guerriglia urbana a Los Angeles, la polizia spara sui manifestanti. Trump contro il governatore: “Lo arresterei”. E manda 700 marines

Ha a che fare con il presidente Trump?

"Certamente. La California rappresenta uno stato simbolo per Trump e il movimento MAGA, perché si tratta tradizionalmente di uno Stato democratico, dove c’è una legislazione più avanzata rispetto al tema dei diritti e delle politiche di accoglienza. Però è anche uno Stato dove ci sono sempre stati anche contrasti proprio sull’immigrazione e le politiche a favore di questa".

La retorica anti immigrazione di Trump e le sue politiche restrittive hanno influito sulla situazione in California?

"Sicuramente, è inevitabile. Le proteste nascono proprio per le politiche portate avanti dall’Ufficio immigrazione. Consideri che la California è un Paese dove il confine è sempre stato, diciamo così, molto ‘poroso’. Le politiche di repressione e discriminazione vanno a toccare immigrati che magari non hanno i documenti in regola, ma conducono una vita normale, lavorando e mandando i figli a scuola".

Come valuta l’atteggiamento del governo federale nella gestione delle proteste e lo scontro istituzionale che si è creato?

"Questo tema è legato a come Trump sta interpretando i suoi poteri da presidente. Fra questi, chiaramente, ci sono anche quelli di emergenza e nel passato altri presidenti hanno deciso di utilizzarli. Però è stato fatto in casi e contesti molto particolari, per esempio per proteggere gli attivisti del Movimento per i diritti civili che protestavano pacificamente contro gli attacchi dei suprematisti bianchi. Ma qui non c’è nulla di tutto questo, perché in questo caso le proteste pacifiche sono espressione di un’opinione contraria. La minaccia di ricorrere alla Guardia Nazionale è molto grave, perché va a toccare quel delicato equilibrio di poteri che è proprio di un sistema federale come quello americano".

E crea problemi al governatore Newson, democratico e in questo momento in ascesa nel partito…

"Sì, Newson è visto come uno di quelli che potrebbe correre per la sua candidatura fra quattro anni. Ha definito la decisione di Trump incostituzionale. Il rischio è quello di vedere di nuovo Corti e tribunali intervenire per chiarire l’interpretazione della Costituzione".

Come può evolvere questa situazione?

"L’azione di Trump non sta facendo altro che rinfocolare le proteste, che, lo ripeto, sono proteste pacifiche. Reprimerle significa andare contro ai valori americani. Potrebbe esserci un effetto domino, sta scherzando con il fuoco. Mi aspetto un ricorso alla Corte Costituzionale, dove la maggioranza dei giudici è stata nominata da lui, ma che in passato si è già pronunciata a suo sfavore".