Le dimissioni di Liz Truss e i guai della Gran Bretagna

Le sei settimane del governo più breve della storia della Gran Bretagna, tutti i nodi che hanno portato all'addio della premier britannica

Londra, 20 ottobre 2022. Ha stravinto la lattuga. La premier inglese Liz Truss si è dimessa prima che un cespo di insalata arrivasse a marcire. La gara tra la politica e il vegetale, che aveva anche suo canale live su YouTube, in realtà non è mai stata in discussione: il destino di Liz è apparso segnato fin dai primi giorni del suo governo, durato appena sei settimane. Il più breve della storia della Gran Bretagna. Ma come si è arrivati a questo record da cinepanettone? Cosa è successo esattamente e cosa ha portato Liz a dimettersi?

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La premier britannica Liz Truss
La premier britannica Liz Truss

Il disastroso quadro economico

Quando Liz Truss, super falco del governo Johnson, è diventata primo ministro, il quadro economico britannico era già da mani nei capelli: il caro bollette prevedeva un aumento delle utenze dell’80% in ottobre e un successivo rialzo monstre già in gennaio. Milioni di cittadini, secondo le previsioni, in inverno non sarebbero stati in grado di pagare le spese del riscaldamento.

Le prime drammatiche mosse

La ricetta di Liz per uscire dalla crisi ha peggiorato le cose. La manovra, in teoria light, ha subito messo in evidenza il rischio di uno spaventoso aumento dei mutui. I tagli fiscali, previsti anche per i cittadini più benestanti del Paese, hanno poi scatenato una violenta reazione da parte dell’opinione pubblica. Liz su questo punto ha fatto retromarcia, poi ci ha ripensato e alla fine ha detto definitivamente di no. Ma l’irritante balletto – durato un paio di settimane - ha solo aumentato il malcontento. Gli investitori globali hanno subito bocciato la premier, tanto che il valore della sterlina ha toccato i minimi rispetto al dollaro e la Banca d’Inghilterra è stata costretta a intervenire per sostenere i titolo di Stato e calmare i mercati.

Fuori il ministro dell’Economia

Dopo essere stata costretta a rimangiarsi praticamente tutte le promesse, Liz Truss ha licenziato Kwasi Kwarteng, il cancelliere dello Scacchiere, artefice del tatcheriano piano economico. Tra i membri più impopolari del suo governo, era famoso per aver detto: “Dai, non sei andato male” e aver battuto una pacca sulla spalla al professore di Cambridge che lo stava giudicano per l’esame di ammissione. Il sacrificio, purtroppo, non le è bastato.

La fronda interna

All’interno dei Tory si è quindi scatenata la corsa per rovesciarla. La popolarità del partito conservatore era scesa ben al di sotto delle basse cifre raggiunte da Boris Johnson, in un mandato disseminato da scandali. Il 70% dei cittadini, secondo l’ultimo sondaggio di Redfield&Wilton, disapprovava il suo operato. Un’opinione condivisa dal 67% dei conservatori. Cifre mai raggiunte prima da qualsiasi politico Tory. Se oggi ci fossero le elezioni, il 56% dei britannici voterebbe per i laburisti e solo il 20% per il partito della Truss.

Il colpo di coda

Il 19 ottobre anche il super falco Suella Braverman, ministro degli Interni, è stata costretta a dimettersi: aveva inviato a un collega deputato dalla sua mail personale la bozza di una nuova proposta di legge che prevedeva un ulteriore giro di vite sulla politica migratoria. Un errore tecnico che le è costato il posto. Suella prima di andarsene ha però detto di essere molto “preoccupata per la piega che sta prendendo questo governo”. Un chiaro attacco a Liz. E con il Parlamento contro e un’opinione pubblica ostile, il destino della Truss era davvero segnato.

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