Martedì 24 Giugno 2025
GAETANO FEMIANI
Esteri

"L’ho colpita alle spalle"

Il killer della 14enne confessa "Non ha voluto abbracciarmi" .

Il killer della 14enne confessa "Non ha voluto abbracciarmi" .

Il killer della 14enne confessa "Non ha voluto abbracciarmi" .

Martina gli ha negato l’ultimo abbraccio perché quel legame era ormai finito. "Non mi ha voluto abbracciare e, appena si è girata di spalle, ho preso un sasso e l’ho colpita più volte". Parole sussurrate davanti al gip Stefania Amodeo, quasi ne sentisse non solo il peso ma anche la vergogna e l’abisso. Alessio Tucci, diciotto anni appena compiuti, racconta la sera in cui ha ucciso ad Afragola Martina Carbonaro, quattordici anni e una vita che chiedeva solo di essere vissuta con i suoi sogni e le sue speranze. Ma sarebbe un errore pensare che sulle labbra di quel ragazzo dai pochi studi e dall’arroganza un po’ sbrigativa, affiorasse anche un briciolo di pentimento. Il suo racconto trasuda di una normalità che si fa orrore: "La maglietta bianca imbrattata di sangue l’ho buttata, i pantaloni li ho tolti una volta arrivato a casa e mia madre li ha lavati insieme al resto del bucato". Come se il sangue fosse solo una macchia da cancellare, come se la morte fosse un inconveniente da nascondere sotto un materasso, insieme al corpo di Martina, in quel casolare fetido e abbandonato che era stato un tempo il loro rifugio.

Tucci, difeso dall’avvocato Mario Mangazzo, non si sottrae alle domande. Ma le sue risposte sono lame affilate: "Dopo l’omicidio sono tornato a casa, mi sono fatto una doccia, poi sono uscito con gli amici". E la madre, apparentemente ignara, lava i jeans intrisi di sangue. Nessun sospetto in lei, nessun rimorso in lui. Solo la routine che si riprende il suo spazio, mentre la famiglia di Martina la cerca disperatamente e lui, il suo assassino, partecipa alle ricerche con la faccia di chi non c’entra, di chi finge di disperarsi. "Non ha detto nulla – lo giustifica l’avvocato – perché temeva la reazione della sua famiglia e della famiglia di Martina". Quando i carabinieri gli mostrano il video che lo incastra, Alessio crolla.

Confessa, ma lo fa come chi si libera di un peso, non come chi si pente. "Non sappiamo se Martina fosse ancora viva quando l’ha coperta, lui dice di no", spiega il legale. Tre colpi, non di più, precisa l’avvocato: "Non c’è stato accanimento". Ma la differenza tra accanimento e determinazione, in questa storia, è sottile come il filo di un rasoio. Il sostituto Alberto Della Valle non ha dubbi: chiede la custodia cautelare in carcere per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Il gip accoglie la richiesta. Tucci resta a Poggioreale (anche se il legale ne ha chiesto il trasferimento in un carcere più sicuro, attualmente è recluso in una ‘zona protetta’), perché la sua "personalità trasgressiva e incontenibile" lo rende pericoloso. Dopo aver ucciso Martina, infatti, ha avuto la lucidità di cambiare abiti, cancellare le chat sul telefonino, tornare alla vita come se nulla fosse.

Martedì 3 giugno sarà affidato l’incarico per l’autopsia, mentre ieri la premier Giorgia Meloni è tornata a parlare del caso e Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha fatto visita ad Afragola, ai genitori di Martina. Sul tema della violenza "abbiamo lavorato tanto – ha aggiunto la premier – Ma delle volte ti senti veramente disarmato. Rischiamo di non capire quello che sta accadendo ai giovani. Siamo la prima generazione di genitori che cresce figli completamente digitali, il mondo che loro vivono non è il mondo che vivevamo noi da ragazzi". Nei giorni scorsi, la segretaria Pd Elly Schlein aveva rivolto un appello a Meloni: "Mettiamoci a un tavolo subito e discutiamo". E la premier ha risposto diretta: "Non c’è bisogno di appelli. Io ci sono".