Venerdì 13 Giugno 2025
RICCARDO JANNELLO
Esteri

L’ergastolo a Turetta. Il pm chiede le aggravanti: "Ci furono crudeltà e stalking"

Giulia Cecchettin uccisa con 75 coltellate dall’ex poi reo confesso. Ora la procura di Veneza ricorre in Appello per la sentenza di primo grado . Il papà della vittima: "La decisione ci rincuora: la richiesta era fondata".

Filippo Turetta, 23 anni, ha ucciso la ex Giulia Cecchettin l’11 novembre 2023

Filippo Turetta, 23 anni, ha ucciso la ex Giulia Cecchettin l’11 novembre 2023

La Procura lagunare ha fatto ricorso in appello contro la sentenza con la quale la Corte d’Assise ha condannato il 3 dicembre 2024 all’ergastolo Filippo Turetta per l’efferato omicidio di Giulia Cecchettin l’11 novembre 2023, ma escludendo le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Il sostituto procuratore Andrea Petroni ha scritto che le 75 coltellate e le 225mila interazioni sul cellulare non possono non far pensare ad atti persecutori dei quali il ragazzo – detenuto a Verona – deve rispondere oltre all’accettata premeditazione.

Il legale di parte civile, Stefano Tigani, ha espresso soddisfazione: "Ci rincuora il fatto che la Procura abbia impugnato la sentenza perché conferma che la nostra richiesta a tutela della famiglia Cecchettin era fondata". Entro il 27 maggio anche la difesa potrebbe esercitare il suo diritto a una riformulazione del processo, ma l’avvocato Giovanni Caruso non si è ancora espresso.

Nella motivazione, pubblicata lo scorso 8 aprile, i giudici Stefano Manduzio e Francesca Zancan, giustificando l’assenza delle due aggravanti, sostenevano che la moltitudine di coltellate non era dovuta alla crudeltà di Filippo verso Giulia (entrambi ventiduenni all’epoca ed ex fidanzatini) bensì al fatto di essere inesperto e quindi incompetente "per infliggere colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido". E che la violenza dei colpi non era "per arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva" perché i punti delle ferite "appaiono frutto di azione concitata, legata all’urgenza di portare a termine l’omicidio". Per lo stalking, secondo i relatori si trattava di un comportamento "nell’immediatezza del fatto e a seguito del termine della loro relazione" e del quale Giulia non avrebbe avuto paura.

Parole che scatenarono molte reazioni anche politiche e che fecero dire alla sorella di Giulia, Elena, che "una sentenza simile, con motivazioni simili in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente".

Filippo uccise Giulia al termine di una giornata in cui l’aveva accompagnata ad acquistare oggetti che le sarebbero serviti il 16 novembre, giorno della laurea; laurea che lui aveva dovuto rimandare dopo la fine della relazione incolpandone la ragazza.

Dopo il delitto a Fossò (Venezia) abbandonò il cadavere a Barcis (Pordenone) e intraprese la fuga in Germania dove venne arrestato il 18 novembre. Un comportamento nel quale Turetta, come hanno scritto i giudici, "ha mantenuto lucidità e razionalità con la chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo quantomeno per ritardarne il ritrovamento".