
La strategia (mediatica) del Papa: "Ratzinger mi difese dai cardinali". Il rischio di spaccare la Chiesa
Panettiere
Più che le encicliche possono le interviste. Meglio, i libri intervista, quelli che consentono al Papa di raccontarsi a 360 gradi, dall’infanzia in Argentina alla depressione di cui ha sofferto dopo il periodo da provinciale dei gesuiti, alle malattie, a partire dall’infezione respiratoria ’risolta’ in gioventù con l’asportazione di uno dei lobi polmonari. Ma anche testi che a Francesco danno modo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, a tamburo battente vista la frequenza di pubblicazioni a doppia firma, la sua e del cronista di turno.
Dal 2013 a oggi Bergoglio ha scritto appena tre encicliche, in meno di un mese sono stati due i libri intervista dati in pasto al dibattito intra ed extra ecclesiale: a metà marzo è stata pubblicata l’autobiografia ’Life’, coautore Fabio Marchese Ragona, oggi (in spagnolo) ’Il successore’ confezionato con Javier Brocal. Incentrato sul rapporto fra Francesco e Benedetto XVI, quest’ultimo volume è una miniera di sortite del Papa che mai come in questo periodo ha tutto tranne che peli sulla lingua. Ne sa qualcosa – suo malgrado – l’ex segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gaenswein. "Mi ha provocato un grande dolore che il giorno del funerale di Benedetto XVI sia stato pubblicato un libro che mi ha messo sottosopra – scrive Bergoglio –, raccontando cose che non sono vere, è molto triste". Il testo è stato vissuto "come una mancanza di nobiltà e di umanità". Anche se il Pontefice non lo cita, il riferimento cristallino è a ’Nient’altro che la verità’, firmato proprio da Gaenswein. Facile intuire che anche quella sofferenza, a cui accenna Francesco, abbia giocato un certo ruolo nel trasferimento a Friburgo dell’ex prefetto della Casa pontificia, senza alcun incarico specifico e dopo mesi di messa ’a bagno Maria’.
Chi ha modo di frequentare il Papa della misericordia lo descrive come facile alla collera e capace di pubblici pentimenti, come nel passo indietro successivo alla sua nomina a vescovo di un presule cileno contestato per abusi. Ne ’Il successore’ il pentimento riguarda il cardinale Robert Sarah, alfiere del fronte tradizionalista, che nel 2020 vergò un pamphlet sulla difesa del celibato, firmato con un inconsapevole Benedetto XVI, alla vigilia del Sinodo sull’Amazzonia in cui era forte la pressione per l’ordinazione di uomini sposati. Un modo per contrapporre ad arte Bergoglio al predecessore che, invece, come si legge nel libro di Brocar, avrebbe difeso il gesuita più volte, anche sul fronte delle unioni civili, quando alcuni cardinali volevano processarlo per eresia. Risultato, Sarah è "un uomo buono, molto buono", si legge ne ’Il successore’, tuttavia "forse mi sono sbagliato a nominarlo prefetto dell’allora Dicastero per il culto divino, perché si fece manipolare da gruppi separatisti".
Di funerale in funerale, Bergoglio nel libro confida di voler cambiare il rito funebre dei Pontefici. Il suo ultimo saluto sarà diverso da quello di Ratzinger: basta catafalco, una sola veglia funebre e niente cerimonia di chiusura della bara. Il Papa sarà sepolto "con dignità, ma come tutti i cristiani". Un altro strappo, un’altra riforma che la Chiesa dovrà riuscire a digerire senza spaccarsi.
Di questo e altri temi sensibili Francesco parla e riparla con piacere in libri intervista. Ciò segna un controverso cambio di registro nell’evoluzione del papato moderno che, dai tempi del bolognese Prospero Lambertini (1740-1758), si è affidata alle encicliche per arrivare al maggior numero possibile di fedeli e non. Bergoglio, in una società non più cristiana ma secolarizzata in cui le messe raccolgono sempre meno interesse, figurarsi i documenti vaticani, scommette sui media per far sentire la sua voce a un uditorio più vasto possibile. E questo gli riesce, anche se finisce – complice anche l’abbandono del linguaggio felpato dell’encicliche o delle esortazioni – per buttare in piazza trame e bassezze vaticane. Senza filtri, alimentando le polarizzazioni nella Chiesa e suscitando aspettative troppo alte.
Anche la stampa cattolica liberal americana, a partire dall’autorevole National Catholic Reporter, ha denunciato i rischi dell’inflazione delle interviste sullo sfondo delle dichiarazioni del Papa sulla guerra in Ucraina "Il libro di Gaenswein lanciato a giorni dalla morte di Benedetto XVI fu effettivamente un’operazione indegna – incalza lo storico Massimo Faggioli, docente alla Villanova University in Pennsylvania –. Non credo però sia una buona idea per il Papa regnante parlare in questi termini". D’accordo ridurre le distanze, ma c’è uno stile da osservare. La salutare urgenza di trasparenza non mette al riparo dal rischio di banalizzare un ruolo antico di duemila anni.