La rivincita dei nerd parte dalla Cia. "Altro che 007, sono le spie migliori"

Le nuove reclute scelte tra i nativi digitali della Generazione Z. "Ma non devono rivelare i punti deboli on line"

Alex Pettyfer alias Alex Rider, nel film in cui i servizi britannici ingaggiano un 14enne

Alex Pettyfer alias Alex Rider, nel film in cui i servizi britannici ingaggiano un 14enne

Sarà la Z Generation a salvare l’Intelligence? Intelligence viene dal latino intelligere. Si sa. Si sa meno che la più nota fra le 25 agenzie dello spionaggio americano, la Cia, Central Intelligence Agency, talvolta, anzi spesso negli ultimi vent’anni, ha fatto torto al suo nome. Con un po’ più di intelligenza avrebbe potuto e dovuto anticipare il devastante attacco subito dagli Stati Uniti sul proprio territorio, più devastante di Pearl Harbor (7 dicembre 1941). Si fece cogliere impreparata quella maledetta mattina dell’11 settembre 2001. E i kamikaze islamici si abbatterono con gli aerei su New York, Washington e la Pennsylvania. Un mese dopo, già invaso l’Afghanistan da dove erano partiti i terroristi di Al Qaeda, non riuscì a catturare il mullah Omar. Che non era uno qualsiasi. Era il capo dei talebani. Aveva rifiutato l’estradizione di Osama Bin Laden. Se ne andò da Kabul in motocicletta, stracci al vento. La Cia sembrò imparare la lezione. E in effetti da allora scongiurò altre azioni del terrorismo islamico su suolo americano. A spese della nostra privacy e delle nostre libertà, s’intende.

Ma due anni dopo altra storica figuraccia. Assicurò che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa. Dunque invasione dell’Iraq. Fu la più sbagliata delle guerre. Quelle armi non c’erano. Forse erano in Siria, ma nessuna prova.

Per farla breve mi limito all’ultimo clamoroso errore. A Kabul il regime nemico dei talebani sarebbe dovuto sopravvivere undici mesi. Cadde in undici giorni, complice la disgraziata fuga notturna ordinata da Biden. Dire che alla Cia ora tiri aria di rifondazione è scontato. E così il nuovo direttore William G. Burns, stimato diplomatico, vuole rimediare al calo di prestigio e popolarità. Lancia l’operazione Comma 22. Il nome è tratto da un famoso libro da cui sono stati tratti un film e una serie televisiva con George Clooney. Sta a indicare la lotta contro le "assurde costrizioni burocratiche" imposte agli agenti sul campo.

In cosa consiste? Ce lo spiega il Wall Street Journal: consiste nel rinnovare i quadri andandoli a pescare fra i talenti del digitale. Sono i giovani – come dicevamo prima – della Z Generation. Sono nati fra il 1997 e il 2012. Sono gli Zoomers. Sono i nativi digitali. E si sono formati – si fa per dire – passando la maggior parte del loro tempo davanti agli schermi. Smartphone, tablet, computer. La loro palestra è quella dei social network.

Sono ricettivi, flessibili, influenzabili, immediatamente reattivi. Facilmente adattabili e plasmabili. Più dei loro padri, cioè dei millennials e della X Generation. Denunciano una digital intoxication, che nel loro caso è prevalente. Dice al WSJ Sheronda Dorsey, vice direttrice della Cia per i reclutamenti: "Abbiamo bisogno di questi giovani perchè oggi lo spionaggio e il controspionaggio si fanno così". E dunque ha lanciato una massiccia campagna pubblicitaria sui social network, nei college, nelle università. "Cerchiamo migliaia di nuovi agenti. Contiamo sul desiderio di far carriera più che sul patriottismo". Criteri di selezione? Rientrano nella political correctness che è diventata il Vangelo dell’amministrazione democratica. Dunque diversità, inclusione, ammissione di ogni candidato senza riguardo alla razza, alla cultura, alla disabilità, all’orientamento sessuale, al transgenderismo.

Ma questi criteri non rappresentano un rischio di ricattabilità? Jessica Goldstein del Washingtonian, un mensile della capitale, ha avuto risposte in linea con il nuovo corso. "No – dice Douglas London, veterano della Cia’s Clandestine Service – gli agenti sul campo manterranno la loro personalità, le loro abitudini, la loro way of life a condizione che non ne rivelino online debolezze e vulnerabilità. In altre parole non necessitano di una seconda identità. E meno di una volta necessitano dei fantasiosi gadget elettronici dei film di James Bond e di Jack Ryan. Tutto è basato sul cyberspazio e sul suo sfruttamento che già oggi nella nostra vita quotidiana è reso possibile dal business. Siamo spiati tramite i sensori dei televisori smart, dei forni a microonde, dei comandi dati ad Alexa le cui capacità di registrazione sono inimmaginabili. Al quartier generale della Cia, a Langley, proprio sull’altra sponda del fiume Potomac, in Virginia, ci si prepara a un futuro che si spera meno disfunzionale del passato recente. Il simbolo scolpito sul pavimento del monumentale ingresso è lo stesso. Ma la "prima linea di difesa" della sicurezza nazionale, come si legge nello slogan, oggi può essere affidata anche al mio nipotino che si vanta di captare le conversazioni cellulari altrui.

([email protected])